Il
tradizionale pellegrinaggio al
Santuario di San Nicola
|
|
Mentre
volgeva al
termine
l'anno
1631, in
dicembre,
il Vesuvio
si
risvegliò
prepotentemente
dopo due
secoli,
facendo
udire il
suo
tuonare in
tutta la
Campania:
fu un
evento
particolarmente
disastroso,
un'ecatombe
con
migliaia
di morti e
danni
incalcolabili
per la
fragile
economia
dell’epoca.
Le
cronache
narrano
dell'enorme
colonna di
fumo che
si sollevò
nel cielo,
oscurando
completamente
il sole.
Il vento
sparse le
ceneri in
tutto il
meridione,
arrivando
finanche
nel
Salento.
Da questa
eruzione,
anche
Forino ne
venne
colpita
duramente.
Infatti,
documenti
ritrovati
dallo
storico
Scandone,
testimoniano
che vi
furono
quattrocento
case
distrutte
dal peso
della
cenere
caduta,
che
morirono
tutti gli
animali e
andarono
distrutti
i
raccolti.
I danni
furono
gravissimi,
tanto che
l'Università
(ordinamento
di
amministrazione
locale
feudale
simile
all’attuale
istituzione
municipale)
ottenne
l'esenzione
del
pagamento
dei
fiscali
per ben cinque anni e l'esenzione dal pagamento di donativi
straordinari al feudatario. In quel giorno di dicembre, come sempre,
in questi frangenti, tutto il popolo forinese si rimise nelle mani
della provvidenza divina, cercando come intercessore il patrono San
Nicola. Fu così, che al buio, tra la fitta polvere che sembrava
spegnere le lanterne, un numeroso gruppo di fedeli si
incamminò verso il santuario del Patrono, posto sul colle
e costruito sui ruderi del vecchio castello di epoca
bizantina. |
Foto vincitrice del concorso "Tra il verde e
l'antico" |
|
Qui, gridando al miracolo, tutti si resero conto che la polvere
vulcanica diminuiva rapidamente lasciando che i raggi del sole la
penetrassero, tornando così ad illuminare la nostra valle. Aprendo una
parentesi. le nostre persone più anziane ricordano ancora gli effetti
dell'eruzione del 1944, di certo non paragonabile a quella più antica, ma
che avrà loro reso sicuramente l’idea di cosa fosse accaduto più di
trecento anni prima.
Comunque
sia,
in
memoria
di
quei
tristi
giorni
e per
ringraziamento
al
Santo
Protettore,
ogni
14 di
marzo
un
pellegrinaggio
parte
dalla
chiesa
di
Santo
Stefano
nel
Casale
della
Palazza
alla
volta
della
chiesa
di San
Nicola
al
Castello.
Il
perché
di
questa
data
rimane
un
mistero.
Ma c’è
di
fatto
che i
pellegrini,
indossando
tuniche
bianche,
recano
ognuno
di
essi
una
croce
di
legno
in
segno
della
loro
penitenza.
Quello
che
accade
nel
corso
della
processione
è pura
tradizione
tramandata
oralmente
di
padre
in
figlio.
In
punti
stabiliti,
i
penitenti
si
fermano
ed
intonano
antiche
litanie
e
preghiere.
Questo
più
volte
durante
il
percorso.
Al
termine
della
processione,
giunti
in
cima
alla
collina,
viene
celebrata
la
funzione
religiosa.
Conclusa
la
messa,
si da
inizio
alla
festa
gastronomica,
tanto
attesa
dai
ghiottoni
forinesi.
E'
questo,
infatti,
il
momento
in cui
si da
fondo
alle
libagioni,
e in
particolare
si
passa
alla
prova
delle
sopressate
preparate
nel
mese
di
gennaio.
La
processione
ridiscende
il
colle
nelle
prime
ore
del
pomeriggio
con
canti
e cori
molto
più
allegri! |
|
|
|
|
|