“La
curiosità ha il suo motivo di esistere. Non si può fare altro
che restare stupiti quando si contemplano i misteri
dell’eternità, della vita, della struttura meravigliosa della
realtà. È sufficiente se si cerca di comprendere soltanto un
poco di questo mistero tutti i giorni. Non perdere mai una sacra
curiosità.” Con le parole di un grande scienziato, Alber
Einstein, mi appresto a ritessere le trame che il tempo ha
interrotto, da qualche anno a questa parte, facendomi
disinteressare dall’esternare pubblicamente quelle piccole
curiosità, piccole storie nelle storie, che costellano la vita
del nostro paese. Senza ulteriori e inutili preamboli, vi
condivido che da qualche anno sono fortunatamente venuto in
possesso, acquistandolo presso un librario di Tarquinia (VT),
del pressocché introvabile (ma sono sicuro che alcuni forinesi
lo serbano gelosamente tra i loro ricordi più cari) del
volumetto scritto da padre Antonio Girolamo Tornatore, dal
titolo “San Nicola di Bari nella vita e nella storia di
Forino” edito per i tipi Spera di Vallo della Lucania nel
1914. Anche sulla ricerca di questo libricino potrei scrivere un
resoconto, fatto di persone conosciute, negazioni e parziali
ritrovamenti, ma sicuramente sarebbe esagerato. Comunque sia,
sbirciare di tanto in tanto tra le righe di testi che contengono
piccoli tesori di storia, ti consente di alimentare quella sana
curiosità che ci permette a volte di appagare e placare la sete
di conoscenza. Tra le tante, qualche giorno fa quel che mi ha
incuriosito è stato un passo che ci riporta ai tempi della
Repubblica Partenopea del 1799. Rimandandovi a scoprire tramite
testi specifici i motivi che portarono a questa breve parentesi
filo-giacobina, affido alle parole del Tornatore la descrizione
di quel periodo:
“E finalmente ricordiamo un episodio storico, che solo
basterebbe a ricordare la benemerenza di sì illustre famiglia
(i Caracciolo -n.d.r.-) a favore di Forino. I
rivolgimenti politici della Francia in seguito alla rivoluzione
riscaldarono per qualche tempo anche il Napoletano, dove fu
proclamata la Repubblica Partenopea nel 1799 e dichiarato
decaduto il Sovrano Ferdinando IV, che fuggì in Sicilia. Gli
"alberi della libertà" (a Forino furono piantati, dopo il
rischio corso che verrà descritto a breve, a Piazza Tigli e a
Largo Ponte e, probabilmente, il platano ancora ivi presente
risale proprio a quell’epoca -n.d.r.-), che si andavano
piantando dovunque, ubriacarono il popolo e gli fecero credere
che l' ora della libertà fosse suonata, perchè venivano sciolti
i domini feudali (venne infatti firmata la legge
sull’eversione della feudalità, applicata poi a partire dal 1808
-n.d.r.-) e il satellite feudatario
perdeva per sempre la sua giurisdizione, e tutte le gabelle sul
pesce e sulla farina venivano abrogate. Così credette il popolo
napoletano e si abbandonò a pazza gioia. Ma a Forino non si
volevano quelle novità, ne si voleva aderire a quella forma di
governo che aveva gettato la Francia nella rovina
(considerazione personale del Tornatore -n.d.r.-).
I nostri feudatari non erano despoti, ma benefattori del popolo,
e la nostra gente sempre buona e laboriosa voleva restare sotto
la dominazione dei Caracciolo. Intanto, il 17 luglio 1799 una
compagnia di soldati francesi venne a Forino a fare un generale
disarmo. In un manoscritto dell epoca troviamo che alcuni di
questi soldati furono uccisi, perchè dal Castello si tirava
contro di loro (a seguito di questi
eventi, si narra per ordine del generale Championnet vennero
scalpellate tutte le chiavi di volta dei portali del borgo di
Castello in modo che si perdesse la memoria storica delle
famiglie proprietarie -n.d.r.-), ma
pare che anche tra i cittadini vi fu qualche complotto. Ad ogni
modo essi si opposero al disarmo ed allora il Governo Francese
di Napoli impose una taglia di 18 milioni di ducati! E bisognava
trovarli per forza e anche a capriccio degli esattori, che
ponevano mano agli oggetti d'argento e d'oro dei singoli
cittadini. La nostra Forino si oppose anche a questo ed allora
fu decretato inesorabilmente il saccheggio. Forino doveva essere
rasa al suolo! Tale notizia gettò la cittadinanza nel più
disperato dolore, ma la Principessa di Forino, Maria Saluzzo di
Corigliano (sposata con il feudatario
Caracciolo dell’epoca -n.d.r.-), scrisse al Generale
Championet, invocando che fosse risparmiata Forino dalla
distruzione; e la cavalleria francese, che già marciava alla
volta della nostra terra per seminarvi la morte, ritornò
indietro, e Forino fu salva.” Una nota a margine del
Tornatore narra che la casa della sua famiglia, posta ai margini
del Casale Pozzo e del Casalicchio, venne utilizzata quale
alloggio per il generale Championnet e per i suoi ufficiali, e a
ricordo di questo avvenimento fu posto lo scudo della famiglia
del generale all’arco principale. Null’altro indica questa
presunta presenza a Forino di colui che, successivamente tradito
dalle sue ambizioni e dalla politica, nel giro di un anno perse
i suoi privilegi e passò nell’aldilà per malattia contratta in
battaglia. Come appagare la curiosità nata da questa storia, se
non esaminando le poche immagini storiche che ci descrivono il
fabbricato? Esso è ubicato all’angolo tra Via Roma e Via Gennaro
Siniscalchi, nei pressi della Casa Comunale Nonostante il
fabbricato sia ancora esistente, esso è stato oggetto di
importanti rifacimenti avvenuti a cavallo degli anni ’70 e ’80
del Novecento. Della vecchia struttura poco si salva come
aspetto esterno, se non il portale dell’ingresso posto a ridosso
del fabbricato più moderno risalente al secondo dopoguerra, e un
mascherone apotropaico posto nell’unico angolo a vista della
costruzione. Verrebbe da dire “fede e supestizione”, in quanto
esso è posto proprio di fronte all’area dove sorgeva la vecchia
Chiesa di San Biagio, abbattuta frettolosamente nel periodo
post-terremoto del 1980. |
Casa Tornatore e la Chiesa di San Biagio negli
anni '50 del Novecento
|
il volume del Tornatore edito per i tipi
Spera
|
casa Tornatore in un disegno del XIX secolo.
Si noti a sinistra un fabbricato anch'esso ad angolo e l'assenza
della Casa Municipale.
|
|