Uno dei luoghi meno conosciuti di Forino è senza dubbio il cosiddetto
castelletto dei Parise, ubicato nei pressi della frazione Celzi. Ancora
oggi è conosciuto con l'eponimo dei suoi primi proprietari, anche
se da anni è passato di proprietà ad un'altra famiglia forinese.
Esso è raggiungibile tramite una strada rurale che si trova
all’altezza di un deposito di materiale edile, di fronte a Via San
Giovanni delle Pescare. Il percorso, da seguire con prudenza
visto lo stato di dissesto della carrozzabile, conduce in poco meno di
cinque minuti di automobile in una vasta radura, dove il monumento
faceva bella mostra di se. Infatti
la foto a fianco in alto ci mostra il fabbricato quando, ormai molti anni
fa, ancora non aveva subito le solite ingiurie del tempo e degli uomini,
in aggiunta all’incontrollato defluire delle acque piovane che lo
hanno interrato sino alla sommità del portale d’ingresso.
Oltretutto
la zona è diventata la solita discarica che si può trovare in
qualsiasi angolo nascosto delle montagne forinesi, e per questo dobbiamo
ringraziare in primis il nostro senso civico, che più passa il tempo e
più diventa, al pari della foto mostrata, un ricordo, ed in
secondo luogo chi, essendo demandato a questo compito, latita da ogni
tipo di controllo. Il castello, che negli anni ’60 era già disabitato
da tempo, è servito nell’ultimo secolo sicuramente come deposito
occasionale di legname. Sull’unica porta, di legno, sempre negli anni
‘60 era visibile l’incisione di una data, 1902, che potrebbe far
supporre che intorno a quell’anno esso era abitato, anche se la foto
non ci permette di verificare l’attendibilità della notizia. La data
di costruzione del castelletto, o perlomeno di termine dei lavori, è il
1753, e questo si riscontrava nello stemma della famiglia Parise (tre
corolle e una foglia in uno scudo sormontato da una corona) sulla chiave
dell’arco di accesso. Stemma visibile in loco almeno sino al 1983, per ricordo
personale, poi asportato con danno anche all’arco. La
piccola conformazione del fabbricato ci dice che esso doveva essere
destinato all’uso per non più di cinque-sei persone, anche a voler
considerare la non ampia cisterna reperita davanti alla cortina
posteriore. Il piccolo castello, a pianta rettangolare, è disposto
sull'asse est-ovest ed ha quattro torri cilindriche angolari con
interposte cortine murarie della stessa altezza, caratterizzate queste
ultime alla sommità da merlature e da mensole sagomate continue. Le
torri, che mostravano un breve basamento a scarpa, sono alte circa nove
metri e si presentano coronate superiormente. La superficie esterna è
aperta solo da fuciliere in corrispondenza del primo piano, mentre una
cornice torica marcapiano si nota lungo le cortine perimetrali della
fabbrica (misure massime m 11,50 x 9,20). Al centro della facciata
principale, esposta a nord, c’era il portale ad arco bugnato a punta
di diamante, al di sopra del quale si stendono tre grosse finestre
orlate da arconi in blocchetti di tufo grigio. L'edificio era
internamente a un solo piano superiore con solai intermedi e copertura a
quattro pioventi.
A tale eleganza, i committenti e i costruttori furono consapevoli di
dover fornire almeno una parvenza di funzione difensiva, e nel loro
intento di salvare le apparenze, realizzarono le già citate
fuciliere. Tuttavia, la relativa consistenza delle mura e il poco
spazio interno alle torri, fecero sì che le fuciliere avessero poca
profondità di campo, obbligando gli eventuali “assediati” al solo
fuoco lungo e non angolare; come se fosse stato possibile tenere a
bada i banditi tagliateste del Settecento meridionale solo con frecce e pietre e non
con piombo dirompente. Quindi, più che esempio di abitazione
fortificata, tale forma castellana era divenuta motivo di esercitazione
stilistica, ad una moda architettonica del tempo di concetto
“gotico”. Attualmente, il sito è in completo stato di abbandono, tant'è
che nell'estate del 2005 è crollata parte della facciata dell'antico
fabbricato. Che oramai la sua parabola
discendente fosse avviata da anni era un fatto
evidente. Ma ora pare sia giunto il momento di rassegnarsi a non
vedere mai più recuperato questo pezzo di storia forinese. |
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