Chiesa
di Santo Stefano
Il patrimonio storico-artistico
forinese ha come ultimo baluardo verso la scomparsa in loco dei
suoi beni (fenomeno questo attribuibile all’incuria,
all’asportazione fraudolenta e alla tendenza degli enti di
sovrintendenza a rinchiudere tutto in depositi) la Chiesa di
Santo Stefano. Notizie storiche su una chiesa posta ai margini del
Casale della Palazza, ma titolata a San Giovanni Battista,
risalgono al 1228, poiché se ne trovano cenni nel Codice
Diplomatico Salernitano. Di questo vecchio impianto nulla si salva se
non, ma per sola supposizione, le sue catacombe, oramai da tempo
murate. Notizie
se ne trovano ancora nel 1604, quando “… Consalvo Siniscalco
eletto de la Palazza de la terra di Forino e economo della Chiesa di
Santo Stefano grangia di San Nicola madre Chiesa supplicanno fa
intendere a Vostra Signoria Reverendissima come la Chiesa è molto
distante dalla Chiesa Maggiore dell’Annunciata ed alcuni infermi
muoiono senza sacramenti…”;
la richiesta è volta ad ottenere l’amministrazione dei Sacramenti
e questo documento è conservato nell’ archivio diocesano di Salerno. Nell’"Inventario delle Chiese di Forino
fatto per ordine di Sua Eccellenza Arcivescovo di Salerno Poerio
nell’anno 1712", la chiesa appare elencata ancora con la vecchia
titolazione, e descritta in come pessimo stato. Altro fatto importante
fu la Missione di Sant’Alfonso dei Liguori, che nel 1735 e 1737 predicò
la sua missione dall’altare forinese. Restaurata più volte, l’aspetto
attuale è il risultato del rifacimento settecentesco, con la facciata,
del tipo a capanna in stile tardo barocco, con un portale ad arco a
sesto ribassato, sormontato da una croce, una finestra archivoltata
centrale, due finestroni tribolati laterali, lesene architettoniche e un
timpano triangolare nella sommità che chiude la composizione. A fianco
della chiesa vi è il fabbricato che ospitava la Congregazione di Santa
Maria del Rifugio o dei Morti. Ma non è l’aspetto esterno, molto
minimalista ed essenziale, quello che più conta. I preziosi dipinti
(opera del Vegliante e del De Mita), le numerose statue, i marmi e le
suppellettili rendono unica questa chiesa nel panorama forinese.
Descriviamo alcuni dei beni che essa contiene: entrando nella chiesa
salta subito all’occhio il settecentesco bellissimo Altare Maggiore, in
marmo policromo unitamente all' ampio scalino e balaustre laterali,
posti davanti. Esso presenta una ricca decorazione a tarsia di tipo
floreale, uguale a quella della balaustra. Il paliotto ha un disegno
centrale circolare con croce a raggiera. Lateralmente, ai capialtare,
sono due teste di angeli con ali, poggiati su un elemento vegetale. Il
ciborio, in marmo, presenta tre teste di angeli con la colomba dello
Spirito Santo. Al di sopra sono una mensola sporgente e, lateralmente,
una voluta stilizzata. Sotto l'angelo centrale è la portella in metallo
lavorato con la raffigurazione del calice e dell'ostia. Alle spalle
dell’ Altare Maggiore vi è il dipinto del "Martirio di Santo Stefano";
opera di Eugenio Vegliante, é un olio su tela e raffigura la lapidazione
di S. Stefano. Si vede, infatti, la figura del Santo circondata da tre
personaggi che gli scagliano contro dei sassi, mentre in secondo piano
si scorge una struttura architettonica. In alto, su una nuvola retta da
angeli, è la rappresentazione della Trinità: sulla destra Dio Padre,
sulla sinistra Cristo che regge la croce con il braccio destro e in
alto, al centro, la colomba dello Spirito Santo. Tutt' intorno tra le
nuvole compaiono piccoli angeli. Sul soffitto della navata centrale,
anch’esso opera del Vegliante e datato 1792, vi è il dipinto
raffigurante il “Concilio di Nicea”. La scena, molto affollata, è
ambientata entro una struttura architettonica; vi si individuano un cane
e figure maschili avvolte da abiti semplici. Nella parte alta della
tela, a sinistra, sono due angeli che reggono una croce mentre altri più
piccoli volano intorno. Sotto, una figura con abito talare e mitra, una
figura su un trono e altre con armature. Ubicato ai due lati del
presbiterio vi è il coro ligneo, composto da una balaustra (cm. 120 x
cm. 420) e da uno schienale (cm. 215 x cm. 488) realizzati in legno di
noce lavorato. La balaustra presenta quattro registri, ognuno dei quali
ha quattro colonne e due semicolonne. Lo schienale, invece, presenta
riquadri lisci separati da semicolonne sormontate da capitelli corinzi.
Al di sotto di esse sono delle volute che poggiano sul sedile e che
separano i posti a sedere.
Nei sei altari che si trovano ai lati della navata centrale vi si
trovano molti altri dipinti e statue. Fra i dipinti troviamo:
“Assunzione di Maria Vergine”, (XVIII secolo) misura cm. 200 x
cm. 120 ed è un olio su tela, racchiuso entro una cornice mistilinea,
posta al di sopra dell'altare della terza cappella a destra. Esso
raffigura l'Assunzione della Vergine, qui rappresentata nella parte alta
della tela adagiata sulle nuvole e circondata da angeli, alcuni dei
quali reggono ghirlande di fiori variopinti. Nella parte bassa della
tela troviamo, invece, varie figure, sia femminili che maschili, e tra
queste ultime una indica una lastra su cui è inciso un testo, non
leggibile;
“S. Giovanni Battista”;
“Tobia e l'Angelo”, (XVIII secolo), il quadro raffigura l'Angelo
in abiti rossi e blu apparire dinanzi a Tobia che è intento a trarre una
carpa fuori da uno specchio d'acqua. Tobia è in abiti pastorali di
colore rosso e verde. Sullo sfondo si nota un paesaggio rurale e un cane
in attesa sulla roccia. Il dipinto è contenuto in una elegante cornice
rettangolare in stucco, che presenta, nei quattro angoli, semplici
decorazioni circolari raffiguranti fiori dorati. Al di sopra della
cornice è un frontone in legno intagliato e dorato con decorazioni a
motivi floreali e volute e un tondo nella parte centrale.
Le altre quattro tele conservate nella Chiesa sono ascrivibili al
pennello di Vincenzo De Mita, pittore foggiano del XVII secolo,
discepolo di Francesco Mura. De Mita lavorò a Forino tra il 1794 ed il
1798; in questo periodo dipinse anche altre due tele che erano poste
nella appena restaurata Congrega del SS Rosario, la Chiesa posta sotto
la Torre Civica. Ma esponiamo con ordine. Nella Chiesa di S. Stefano
protomartire troviamo sul primo altare a sinistra “San Luigi”,
firmato e datato 1798. Misura cm. 123 per 200, presenta delle sgranature
e dei sollevamenti di colore. Il Santo è reso con un misticismo che
conferisce alla scena un senso di pace e di serenità. Le vela ture di
colore alternano nell'opera solidità e levità evanescente. Secondo
altare a sinistra, “Morte di San Giuseppe”, firmato "Vinc. De
Mita P. 1794 ". Misura cm. 123 per 200 e presenta diverse scrostature.
Il Santo campeggia in primo piano nell'abbandono della morte; accanto
alla Vergine in muto e composto dolore. Il Cristo, in posizione
centrale, indica il cielo mentre sui volto dell'angelo e dei personaggi
in secondo piano si colgono sentimenti di partecipazione al mistero. Nel
terzo altare a sinistra, “Deposizione di Gesù dalla Croce”,
firmato e datato 1795. Misura cm. 123 per 200 ed è abbastanza sciupato:
i vistosi rigonfiamenti e qualche caduta di colore sono accompagnati da
un totale generale annerimento dovuto al fumo e probabilmente a vernici
sovrapposte. Le figure del Cristo e della Madonna sono collocate in un
bellissimo succedersi di luci ed ombre, ma l'artista appare più attento
a fermare la espressione dei volti che alla resa plastica dei corpi.
Secondo altare a destra, “Madonna con Bambino tra Santi”. Misura
cm. 123 per 200 e presenta numerosi sollevamenti e cadute di colore. In
basso a destra si legge "Vincentius De Mita Fecit A.D. 1795 ". Anche se
alcuni elementi (il volto di S. Nicola a sinistra ed il donatore
fanciullo in primo piano) fanno presupporre che l'opera abbia subito
successive manomissioni, l'insieme iconografico e cromatico si presenta
piuttosto mediocre, soprattutto per l'appiattimento e la staticità delle
figure.
Per le statue ricordiamo:
“Il Cristo Deposto” (XVIII secolo), (lungh. cm. 115) è realizzata
in cartapesta foggiata e dorata. Di autore ignoto, essa raffigura Cristo
deposto su un letto coperto da un telo lavorato a merletto, con il busto
leggermente alzato, sul quale è visibile il costato ferito, e il capo
reclinato sul lato destro. La statua è ubicata in una teca in legno e
vetro posta al di sotto dell'altare della terza cappella a sinistra.;
“Madonna dell’Immacolata”, conservata in una edicola barocca e
protetta da vetro, la statua rappresenta la Madonna Immacolata vestita
con abiti verdi, dai ricami dorati, e con il capo sormontato da una
corona di metallo dorato. La Vergine schiaccia ai suoi piedi il serpente
tra angeli in lacrime. L'ubicazione dell'edicola con la statua
dell'Immacolata è alla sinistra del presbiterio;
“Santa Filomena”, XIX secolo. In legno dipinto, raffigura la
Santa sul letto di morte con le mani giunte. La Vergine indossa un abito
bianco con decori dorati, raffiguranti stelle a sei punte, e poggia la
testa su una corona di fiori. L'opera è conservata in una teca in legno
e vetro di colore nero con decori dorati ed è posta al di sopra
dell'altare dell'ultima cappella a destra;
“Sant’Alfonso”, donata dal giurista don Luigi Siniscalchi, in
legno dipinto, rappresenta il Santo in abiti liturgici medievali
ricoperti da un lungo mantello di colore verde. Nella mano destra
stringe un libro, mentre la mano sinistra è portata all'altezza del
cuore e lo sguardo è rivolto leggermente verso l'alto. La statua del
vescovo è inserita all'interno di una nicchia posta sulla parete
sinistra del presbiterio, al di sopra del coro;
“Sant’Agostino”, in legno dipinto, rappresenta il Santo in abiti
talari con un'aureola a raggiera sul capo. Nella mano destra tiene una
croce e, sulle spalle, ha una mantellina rossa con bordi di pelliccia.
La statua è inserita all'interno di una nicchia posta sulla parete
sinistra del presbiterio, al di sopra del coro.
Preziosi inoltre i settecenteschi confessionali, il pulpito e il coro
ligneo. Il fonte battesimale, collocato nel presbiterio, è realizzato in
pietra calcarea scolpita ed ha una forma molto semplice con un doppio
basamento quadrangolare. La vasca, molto massiccia, in pietra scura, è
di forma circolare e non presenta alcuna decorazione. Dal punto di vista
stilistico, il fonte potrebbe ricordare, volutamente, forme più antiche.
Infine, ricordiamo il monumentale organo, installato nel 1888, posto in
controfacciata, al di sopra dell'ingresso. Per la sua installazione fu
necessario rimuovere il meccanismo dell’orologio che era posto sul
frontone della chiesa, e che fu sistemato nella torre civica di piazza
Tigli. |