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Mostrocci un'ombra da l'un canto sola, 

dicendo: «Colui fesse in grembo a Dio

lo cor che 'n su Tamisi ancor si cola»

(Inf. XII 118-120)

 

(14.3.2025)
 

 

E chi è costui? Un feudatario di Forino! Nella Divina Commedia? Anche questo è vero, anche questa è storia! Guy de Montfort, italianizzato in Guido di Montfort, conte di Nola e sesto signore della Terra di Forino, nacque nel 1243. È stato un condottiero inglese, figlio di Simone V di Montfort e signore di Leicester, e di Eleonora d'Inghilterra. Partecipò nel 1265 alla battaglia di Evesham contro le forze di suo zio, il re Enrico III d'Inghilterra, e suo cugino, il principe Edoardo, durante la quale sia suo padre che suo fratello maggiore vennero uccisi e i loro corpi vennero vilipesi venendo trascinati nel fango, a punizione della loro ribellione. Anche Guido venne ferito e fatto prigioniero. Fu rinchiuso nel Castello di Windsor fino alla primavera del 1266 quando corruppe i suoi guardiani e riuscì a fuggire in Francia, dove si ricongiunse alla propria famiglia in esilio. Con suo fratello Simone di Montfort il giovane si spostò per l'Europa partecipando a varie campagne militari. Per il valore dimostrato nella Battaglia di Tagliacozzo, nel 1269 ebbe come premio il feudo di Nola e la Terra di Forino. Nonostante questa investitura, sembra che egli non abbia mai messo piede a Forino, esigendone però le gabelle. Entrò al servizio di Carlo d'Angiò quando fu Vicario in Toscana, e qui sposò nel 1270 una nobildonna della contea della Maremma, Margherita Aldobrandeschi, dalla quale ebbe due figlie: Anastasia, sposata a Romano Orsini (dopo qualche secolo anche gli Orsini divennero feudatari di Forino) e Tomasina, Sempre nel 1270 partecipò all'assedio e alla distruzione della città di Poggiobonizio e divenne signore di Sansepolcro. Viene ricordato a Firenze come firmatario della crudele condanna contro due dei figli di Farinata degli Uberti, perseguitati perché ghibellini. Nel 1271 Guido e il fratello Simone vennero a sapere che loro cugino Enrico di Cornovaglia si trovava a Viterbo. Essi si diressero subito verso la città laziale desiderosi di vendicare l'offesa subita dalla loro famiglia durante la sconfitta nella battaglia di Evesham. Appena lo trovarono, durante la messa nella chiesa di San Silvestro, sguainarono le spade e lo uccisero mentre egli si aggrappava all'altare chiedendo pietà. Guido non fu punito per l'omicidio, ma venne scomunicato dal papa per aver consumato un così efferato delitto in un luogo consacrato. Dopo la scomunica si rifugiò in Maremma presso suo suocero. Venne assolto più tardi della scomunica e tornò al servizio di Carlo d'Angiò. Nella primavera del 1283 fu nominato da papa Martino IV comandante delle truppe pontificie. Partecipò alle operazioni militari volte a riportare sotto il controllo papale Forlì e Cesena, le ultime città ghibelline di Romagna. Durante la Guerra del Vespro fu fatto prigioniero dagli Aragonesi il 23 giugno 1287, nella battaglia navale di Castellammare. Morì in prigione a Messina tra il 1288 e il 1291.

Dante Alighieri lo collocò tra gli assassini nel VII cerchio, quello dei violenti, immerso fino alle spalle nel sangue bollente del Flegetonte, isolato rispetto agli altri dannati per la ripugnanza della sua crudeltà. Per citarlo Dante non usa nemmeno il suo nome, ma fa un'articolata perifrasi:

«Colui fesse in grembo a Dio / lo cor che 'n su Tamisi ancor si cola»

Si deve intendere come colui che durante una funzione religiosa trafisse il cuore che ancora sul Tamigi è venerato (voce del verbo "colere" secondo l'italiano antico) oppure cola perché non vendicato (secondo i chiosatori moderni). Giovanni Villani infatti riportava come il cuore di Enrico fosse stato posto in un'urna dorata sul Ponte di Londra.

Guido di Montfort è anche menzionato nel Decameron di Boccaccio, ed è un personaggio de "I vespri siciliani“, Grand Opéra in francese di Giuseppe Verdi.

Torniamo per finire a Forino, nel luglio del 1271. Guido e la sua famiglia soggiornarono nel castello di Monteforte. All’epoca Nola, Monteforte e Forino erano tutte sotto la sua signoria. Quindi l’Università di Forino ebbe l’ordine di mandare ogni mercoledì e ogni venerdì “il Fodro” al castello di Monteforte, che consisteva nell’obbligo di fornire per la Corte del Re 250 pani, due some d’orzo, due castrati, galline, uova e altri generi. E dovevano portarglieli anche a piedi attraverso il monte Esca…

per questo vi rimando a un video significativo presente nel profilo facebook di SalutiDaForino.

https://www.facebook.com/100004332278658/videos/809312127969304/

Guido di Montfort

(fonte wikipedia come parte del testo)