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La Dogana di Castello, crocevia della storia (3.10.2024)
 

Il percorrere i vari sentieri che si inerpicano dalla piana di Montoro verso il nostro paese ci pone di fronte a una serie di quesiti. Quale era, un tempo, il collegamento principale tra la suddetta piana e quella che ospita il nostro paese? Da Preturo di Montoro sale una mulattiera, alle falde del monte Salto, la quale giunge verso la serra del Mortelletto, passa davanti al Castelletto Parise, e infine giunge nella piana di Forino. Lungo questo percorso si trova una deviazione per Piano Salto e un’altra per il casale di Castello, girando a destra. Quest’ultima si congiunge con la mulattiera della Laura, che parte dalla località Valle di Preturo di Montoro e sale lungo il monte Laura, sotto la rotabile “moderna”. Ma non solo. Dalla zona delle sorgenti Laura e Labso, tra Pretruro e Borgo, in tempo immemore, salivano altre due mulattiere, quella che del Vallone dei Ciucci e quella del Vallone della Morte. Su quest’ultima abbiamo formulato l’ipotesi che possa essere uno dei luoghi della Battaglia di Forino del 663. Quindi, un “cospicuo” numero di sentieri che puntano verso un unico obiettivo, la Dogana di Castello. Prima di proseguire verso Castello inquadriamo storicamente i tracciati stradali e le infrastrutture a scala territoriale che hanno caratterizzato fin dal periodo romano, lo sviluppo di questa zona ed hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo dei casali che formano la Terra di Forino. Da una tesi di laurea conservata dal compianto Vincenzo Riccardi si leggeva che “I casali nati come aggregati di “domus elementari” monofamiliari, si svilupparono fino ad assumere la conformazione attuale a “corti plurifamiliari”, caratterizzate dalla presenza di cortili che permettevano l’accesso al piano superiore grazie a scale rampanti esterne. Di queste tipologie abitative in particolare per il Casale Castello che conserva ancora oggi la sua forma medievale. Il territorio si presenta caratterizzato da una vasta piana circondata da un anfiteatro montuoso ricco di fitti castagneti. Tale zona, dal fascino meraviglioso, ha sempre rivestito importanza strategica per la sua particolare posizione geografica. Tale territorio è stato caratterizzato dalla presenza di un importante asse di collegamento conosciuto con il nome di “Antica Maiore”, in epoca romana, e nelle epoche successive come via dei Due Principati. Con il dominio normanno la terra di Forino assume una importanza fondamentale prova ne è il fatto che il suo castello era “in capite de domino Rege”, cioè tenuto direttamente dal Re e ciò può far comprendere l’importanza strategica che rivestiva sul controllo del territorio. Durante il periodo aragonese, il territorio di Forino acquistò sempre più importanza per il fatto che la strada dei Due Principati era attraversata da i mercanti che raggiungevano, Benevento e Salerno, le due principali città fieristiche dell’epoca. In questi anni viene costruito il palazzo feudale (l’attuale Palazzo Caracciolo), intorno al quale prese forma il cosiddetto Corpo di Forino sede dell’amministrazione civile del feudo, e si assiste all’abbandono del castello sorto sul monte San Nicola. Il periodo borbonico fu molto importante nella storia del Meridione d’Italia, si assiste, infatti, ad un’opera di rinnovamento che investendo tutti i rami dell’amministrazione pubblica interessò anche il settore delle comunicazioni. La strada dei Due Principati continua a svolgere la sua funzione di importante asse di collegamento e da ciò ne trae giovamento la Terra di Forino. Nell’anno 1864 fu realizzata la linea ferroviaria Napoli-Benevento-Foggia che avulse l’Irpinia da quella funzione di tramite viario e commerciale tra Napoli e le Puglie che aveva assolto per secoli e questo nuovo mezzo di comunicazione creò notevoli danni socio-economici soprattutto al territorio di Forino che, per secoli, attraversata dalla strada dei Due Principati rese meno importante quest’asse viario.”. Detto questo, ricorderemo anche l’importanza assunta dal territorio durante il regno di Carlo I d'Angiò. Questi nel 1287, secondo un orientamento già delineato nel diploma di Alife del 1273, deliberò la scissione in due entità del preesistente giustizierato federiciano di Principato e Terra Beneventana: nacquero così il Principatus ultra serras Montorii ("Principato al di là delle montagne di Montoro", a nord) e il Principatus citra serras Montorii ("Principato al di qua delle montagne di Montoro", a sud). Il confine tra i due nuovi giustizierati, poi passati alla storia rispettivamente con i nomi di Principato Ultra (o Principato Ulteriore) e Principato Citra (o Principato Citeriore), era segnato dai monti Picentini. Forino seguì alternativamente l’annessione all’uno e all’altro principato, essendo proprio posto al confine. E in questo periodo, quindi, assunse la sua importanza la Dogana di Castello. Qui, come detto precedentemente, avevano obbligo di passaggio i vari sentieri. Da una ricerca di Pietro Dalena, “Diritti e funzionari di passo. Per una lettura del sistema finanziario del regno” leggiamo che “La problematica dell'istituzione dei diritti di passo e della nomina degli ufficiali preposti al loro controllo e alla loro riscossione si inserisce nel novero delle ricerche sui cosiddetti uffici minori e periferici del Regno. La ricostruzione delle loro vicende tende ad individuare embrioni di un nuovo ceto dirigente formato da cavalieri transalpini chiamati da Carlo I d'Angiò che subì un lento processo di integrazione a partire dal regno di Carlo II. La tassa dei passi, sin dalla prima età angioina, rappresentò un’entrata tra le più cospicue del bilancio della Corona che veniva in parte utilizzata per la manutenzione e la vigilanza delle strade. Un programma amministrativo, quest’ultimo, che, sul piano pratico si rivelò sterile e privo di efficacia, in quanto le funzio ni pubbliche su molti passi spesso venivano esercitate da funzionari corrotti o da baroni infedeli che facevano proliferare il numero dei passi. Il fenomeno divenne più evidente durante il governo di Giovanna I d’Angiò. Per l’età angioina non ci sono pervenuti tariffari e non sappiamo a quanto ammontassero le somme rivenienti dai diritti di passo o quanto incidessero sul bilancio della Corona. Sicuramente avevano notevole rilievo se si considerino le circolari dei primi sovrani tese a stroncare il fenomeno della riscossione arbitraria. Il viaggiatore inadempiente, comunque, doveva subire un procedimento di penalizzazione ad opera del gabelliere, al quale erano attribuite funzioni di giudice di passo. Ma solo Ferrante, promulgando l’editto “super passibus” il 28 settembre 1466, intese mettere ordine in una situazione di abusi e illegalità diffusa che era di nocumento al sistema di relazioni economiche e sociali del regno. Egli ingiunse a coloro (conti, baroni etc.) che detenevano a qualunque titolo i diritti di passo di rendere ragione alla Camera della Sommaria dell’entità delle tariffe di pedaggio da loro imposte e della legittimità giuridica sulle funzioni esercitate. Pertanto furono aboliti i passi istituiti illegalmente e soggetti a balzelli di pedaggio e ridotti ad equità quelli abusivamente maggiorati. Dei passi istituiti legittimamente per la tutela dei viandanti e dei mercanti dalle insidie dei grassatori e per la manutenzione di strade e ponti, furono riconosciuti la congruità del pedaggio. I numerosi tariffari testimoniano il volume di entrate in età aragonese”. Da queste notizie possiamo iniziare a comprendere l’importanza della Dogana e il perché nel corso del tempo, sulla terra di Forino, fu sempre alta la brama di possesso da parte dei feudatari. Probabilmente la Dogana di Forino ebbe importanza primaria sino alla prima metà del XVI secolo. È del 1569, infatti, l’autorizzazione dell’esazione al “Passo de la Contrata”, all’epoca compresa nel territorio feudale forinese. Dopodiché mutate le vie di comunicazione e gli interessi dei feudatari, probabilmente inizio il lento abbandono e declino della Dogana. I sentieri montani continuarono ad essere utilizzati, soprattutto per le attività di contrabbando che furono frequenti sino alla fine della seconda guerra mondiale. E una delle immagini più datate della Dogana arriva proprio da questa epoca. Dal bollettino della Rutland Historical Society abbiamo la foto della Dogana di Castello attraversata dalle truppe americane nell’aprile del 1944, dopo lo sbarco di Salerno. Questa foto è stata utilizzata recentemente come copertina per un volume storico riguardante il nostro paese. La nostra piana è sempre stata luogo di passaggio di eserciti, viaggiatori e mercanti. E con queste notizie si spera di aver fornito al lettore la possibilità di rivalutare l’antica Dogana di Castello, dimenticata dalla Storia ma sempre nel cuore di chi ha attenzione per il territorio di Forino.


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