Il percorrere i vari
sentieri che si
inerpicano dalla piana
di Montoro verso il
nostro paese ci pone di
fronte a una serie di
quesiti. Quale era, un
tempo, il collegamento
principale tra la
suddetta piana e quella
che ospita il nostro
paese? Da Preturo di
Montoro sale una
mulattiera, alle falde
del monte Salto, la
quale giunge verso la
serra del Mortelletto,
passa davanti al
Castelletto Parise, e
infine giunge nella
piana di
Forino. Lungo questo
percorso si trova una
deviazione per Piano
Salto e un’altra per il
casale di Castello,
girando a destra.
Quest’ultima si
congiunge con la
mulattiera della Laura,
che parte dalla località
Valle di Preturo di
Montoro e sale lungo il
monte Laura, sotto la
rotabile “moderna”. Ma
non solo. Dalla zona
delle sorgenti Laura e
Labso, tra Pretruro e
Borgo, in tempo
immemore, salivano altre
due mulattiere, quella
che del Vallone dei
Ciucci e quella del
Vallone della Morte. Su
quest’ultima abbiamo
formulato l’ipotesi che
possa essere uno dei
luoghi della Battaglia
di Forino del 663.
Quindi, un “cospicuo”
numero di sentieri che
puntano verso un unico
obiettivo, la Dogana di
Castello. Prima di
proseguire verso
Castello inquadriamo
storicamente i tracciati
stradali e le
infrastrutture a scala
territoriale che hanno
caratterizzato fin dal
periodo romano, lo
sviluppo di questa zona
ed hanno caratterizzato
la nascita e lo sviluppo
dei casali che formano
la Terra di Forino. Da
una tesi di laurea
conservata dal compianto
Vincenzo Riccardi si
leggeva che “I casali
nati come aggregati di
“domus elementari”
monofamiliari, si
svilupparono fino ad
assumere la
conformazione attuale a
“corti plurifamiliari”,
caratterizzate dalla
presenza di cortili che
permettevano l’accesso
al piano superiore
grazie a scale rampanti
esterne. Di queste
tipologie abitative in
particolare per il
Casale Castello che
conserva ancora oggi la
sua forma medievale. Il
territorio si presenta
caratterizzato da una
vasta piana circondata
da un anfiteatro
montuoso ricco di fitti
castagneti. Tale zona,
dal fascino
meraviglioso, ha sempre
rivestito importanza
strategica per la sua
particolare posizione
geografica. Tale
territorio è stato
caratterizzato dalla
presenza di un
importante asse di
collegamento conosciuto
con il nome di “Antica
Maiore”, in epoca
romana, e nelle epoche
successive come via dei
Due Principati. Con il
dominio normanno la
terra di Forino assume
una importanza
fondamentale prova ne è
il fatto che il suo
castello era “in capite
de domino Rege”, cioè
tenuto direttamente dal
Re e ciò può far
comprendere l’importanza
strategica che rivestiva
sul controllo del
territorio. Durante il
periodo aragonese, il
territorio di Forino
acquistò sempre più
importanza per il fatto
che la strada dei Due
Principati era
attraversata da i
mercanti che
raggiungevano, Benevento
e Salerno, le due
principali città
fieristiche dell’epoca.
In questi anni viene
costruito il palazzo
feudale (l’attuale
Palazzo Caracciolo),
intorno al quale prese
forma il cosiddetto
Corpo di Forino sede
dell’amministrazione
civile del feudo, e si
assiste all’abbandono
del castello sorto sul
monte San Nicola. Il
periodo borbonico fu
molto importante nella
storia del Meridione
d’Italia, si assiste,
infatti, ad un’opera di
rinnovamento che
investendo tutti i rami
dell’amministrazione
pubblica interessò anche
il settore delle
comunicazioni. La strada
dei Due Principati
continua a svolgere la
sua funzione di
importante asse di
collegamento e da ciò ne
trae giovamento la Terra
di Forino. Nell’anno
1864 fu realizzata la
linea ferroviaria
Napoli-Benevento-Foggia
che avulse l’Irpinia da
quella funzione di
tramite viario e
commerciale tra Napoli e
le Puglie che aveva
assolto per secoli e
questo nuovo mezzo di
comunicazione creò
notevoli danni
socio-economici
soprattutto al
territorio di Forino
che, per secoli,
attraversata dalla
strada dei Due
Principati rese meno
importante quest’asse
viario.”. Detto questo,
ricorderemo anche
l’importanza assunta dal
territorio durante il
regno di Carlo I
d'Angiò. Questi nel
1287, secondo un
orientamento già
delineato nel diploma di
Alife del 1273, deliberò
la scissione in due
entità del preesistente
giustizierato
federiciano di
Principato e Terra
Beneventana: nacquero
così il Principatus
ultra serras Montorii
("Principato al di là
delle montagne di
Montoro", a nord) e il
Principatus citra serras
Montorii ("Principato al
di qua delle montagne di
Montoro", a sud). Il
confine tra i due nuovi
giustizierati, poi
passati alla storia
rispettivamente con i
nomi di Principato Ultra
(o Principato Ulteriore)
e Principato Citra (o
Principato Citeriore),
era segnato dai monti
Picentini. Forino seguì
alternativamente
l’annessione all’uno e
all’altro principato,
essendo proprio posto al
confine. E in questo
periodo, quindi, assunse
la sua importanza la
Dogana di Castello. Qui,
come detto
precedentemente, avevano
obbligo di passaggio i
vari sentieri. Da una
ricerca di Pietro
Dalena, “Diritti e
funzionari di passo. Per
una lettura del sistema
finanziario del regno”
leggiamo che “La
problematica
dell'istituzione dei
diritti di passo e della
nomina degli ufficiali
preposti al loro
controllo e alla loro
riscossione si inserisce
nel novero delle
ricerche sui cosiddetti
uffici minori e
periferici del Regno. La
ricostruzione delle loro
vicende tende ad
individuare embrioni di
un nuovo ceto dirigente
formato da cavalieri
transalpini chiamati da
Carlo I d'Angiò che subì
un lento processo di
integrazione a partire
dal regno di Carlo II.
La tassa dei passi, sin
dalla prima età
angioina, rappresentò
un’entrata tra le più
cospicue del bilancio
della Corona che veniva
in parte utilizzata per
la manutenzione e la
vigilanza delle strade.
Un programma
amministrativo,
quest’ultimo, che, sul
piano pratico si rivelò
sterile e privo di
efficacia, in quanto le
funzio ni pubbliche su
molti passi spesso
venivano esercitate da
funzionari corrotti o da
baroni infedeli che
facevano proliferare il
numero dei passi. Il
fenomeno divenne più
evidente durante il
governo di Giovanna I
d’Angiò. Per l’età
angioina non ci sono
pervenuti tariffari e
non sappiamo a quanto
ammontassero le somme
rivenienti dai diritti
di passo o quanto
incidessero sul bilancio
della Corona.
Sicuramente avevano
notevole rilievo se si
considerino le circolari
dei primi sovrani tese a
stroncare il fenomeno
della riscossione
arbitraria. Il
viaggiatore
inadempiente, comunque,
doveva subire un
procedimento di
penalizzazione ad opera
del gabelliere, al quale
erano attribuite
funzioni di giudice di
passo. Ma solo Ferrante,
promulgando l’editto
“super passibus” il 28
settembre 1466, intese
mettere ordine in una
situazione di abusi e
illegalità diffusa che
era di nocumento al
sistema di relazioni
economiche e sociali del
regno. Egli ingiunse a
coloro (conti, baroni
etc.) che detenevano a
qualunque titolo i
diritti di passo di
rendere ragione alla
Camera della Sommaria
dell’entità delle
tariffe di pedaggio da
loro imposte e della
legittimità giuridica
sulle funzioni
esercitate. Pertanto
furono aboliti i passi
istituiti illegalmente e
soggetti a balzelli di
pedaggio e ridotti ad
equità quelli
abusivamente maggiorati.
Dei passi istituiti
legittimamente per la
tutela dei viandanti e
dei mercanti dalle
insidie dei grassatori e
per la manutenzione di
strade e ponti, furono
riconosciuti la
congruità del pedaggio.
I numerosi tariffari
testimoniano il volume
di entrate in età
aragonese”. Da queste
notizie possiamo
iniziare a comprendere
l’importanza della
Dogana e il perché nel
corso del tempo, sulla
terra di Forino, fu
sempre alta la brama di
possesso da parte dei
feudatari. Probabilmente
la Dogana di Forino ebbe
importanza primaria sino
alla prima metà del XVI
secolo. È del 1569,
infatti,
l’autorizzazione
dell’esazione al “Passo
de la Contrata”,
all’epoca compresa nel
territorio feudale
forinese. Dopodiché
mutate le vie di
comunicazione e gli
interessi dei feudatari,
probabilmente inizio il
lento abbandono e
declino della Dogana. I
sentieri montani
continuarono ad essere
utilizzati, soprattutto
per le attività di
contrabbando che furono
frequenti sino alla fine
della seconda guerra
mondiale. E una delle
immagini più datate
della Dogana arriva
proprio da questa epoca.
Dal bollettino della
Rutland Historical
Society abbiamo la foto
della Dogana di Castello
attraversata dalle
truppe americane
nell’aprile del 1944,
dopo lo sbarco di
Salerno. Questa foto è
stata utilizzata
recentemente come
copertina per un volume
storico riguardante il
nostro paese. La nostra
piana è sempre stata
luogo di passaggio di
eserciti, viaggiatori e
mercanti. E con queste
notizie si spera di aver
fornito al lettore la
possibilità di
rivalutare l’antica
Dogana di Castello,
dimenticata dalla Storia
ma sempre nel cuore di
chi ha attenzione per il
territorio di Forino.