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Il Magister Nundinarum in un privilegio settecentesco (27.2.2025)
 

Tra i tanti documenti che conservo nel mio archivio, è rispuntato il frontespizio di un privilegio del 1748. Un documento fotocopiato proveniente dall’archivio della Pro Loco. La cura che riponevano gli epistolatori del XVIII secolo nel redigere documenti ne fanno un pezzo da ammirare. Come spesso capita quando ho a che fare con le lingue classiche, ho contattato il dott. Lucio D’Amore per un parere. Prontamente ho ricevuto la risposta, al solito molto esauriente.

"Il documento che mi è stato sottoposto per una valutazione e una interpretazione è il frontespizio di un Privilegio concesso dal Re Carlo III di Borbone al Comune (allora denominato Università) di Forino nel 1748. L’originale completo era probabilmente conservato presso l’Archivio dei Principi Caracciolo di Forino. Il testo è scritto in lettere maiuscole, con varie abbreviazioni, e risulta mutilo ai lati, si sviluppa su sette righe con qualche ombreggiatura che copre alcune lettere, peraltro identificabili ad una più attenta analisi. Nella parte centrale, tra le prime due righe è inserito lo stemma di Forino, raffigurante il braccio di un guerriero che impugna un mazzo di fiori, sormontato da una corona e decorato con arabeschi. Riporto di seguito il testo latino con scioglimento delle abbreviazioni e la relativa traduzione in italiano: 

NVNDINAR(VM) PRIVILEGIV(M) PRO VNI(VERSITA)TE TERRAE FORENI SVDORIBVS ET BIENNALI ASSISTENTIA M(AGNIFI)CI V(TROQUE) I(VRE) D(OCTO)RIS D(OMINI) IOANNIS SINISCALCHI CIVIS ET PROC(VRATO)RIS GENERALIS EJVSDEM ANNO M(AGNIFI)CI NICOLAI SVI PATRIS SINDICATVS 1748. A S(VA) R(EGIA) M(AIESTATE) CONTRADICENTIBVS QVAMPLVRIMIS VNIVERSITATIBVS OBTENTVM.

PRIVILEGIO PER FIERE E MERCATI A FAVORE DELL’UNIVERSITÀ DELLA TERRA DI FORINO OTTENUTO DA SUA MAESTÀ IL RE CONTRO MOLTE ALTRE UNIVERSITÀ CON IL LAVORO E L’ASSISTENZA BIENNALE DEL MAGNIFICO DOTTORE IN “UTROQUE IURE” DON GIOVANNI SINISCALCHI, CITTADINO E PROCURATORE GENERALE DELLA STESSA (UNIVERSITÀ) NELL'ANNO  1748, IN CUI RICOPRIVA LA CARICA DI SINDACO IL MAGNIFICO NICOLA SUO PADRE.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante testo
 

 

                                           

Dal documento si evince che il Privilegio, concesso dal Re Carlo III nel 1748, è stato ottenuto grazie all’impegno profuso per ben due anni dal Magnifico Dottore “in utroque iure” Don Giovanni Siniscalchi, cittadino e Procuratore Generale di Forino, figlio del Magnifico Nicola Siniscalchi, che ricopriva all’epoca la carica di Sindaco. Con questo atto viene riconosciuto all’Università di Forino il proprio diritto di organizzare fiere e mercati, in periodi prestabiliti, nei confronti di altre Università limitrofe, che avevano sollevato una controversia, temendo una forte concorrenza alle loro attività fieristiche e mercatali.
Qualche precisazione terminologica:
Il termine Nundĭnae (composto da novem “nove” e dies “giorno”) indicava presso gli antichi Romani il giorno di mercato, che cadeva ogni nove giorni, secondo una tradizione risalente a Romolo, per cui gli abitanti di Roma si occupavano per otto giorni del lavoro nei campi e il nono giorno si recavano al mercato.
L’Universitas era l’amministrazione comunale dell’epoca, la comunità territoriale nel suo complesso, dotata di una propria personalità giuridica, capace di rappresentare i suoi cittadini e di tutelarne gli interessi.
L’espressione “Dottore in utroque iure” (letteralmente “nell’uno e nell’altro diritto”) era la formula per designare la laurea in diritto civile e canonico, i due diritti per eccellenza, considerati nella loro unione e destinati a regolare tutti i rapporti e negozi umani.
Nella parte superiore del documento è raffigurata al centro la Vergine Maria, attorniata da alcuni Santi, tutti inseriti in una cornice ovale con volute e motivi floreali. Si tratta molto probabilmente dei Santi protettori di Forino o comunque legati al territorio forinese, alle sue chiese e ai suoi casali. Infatti, pur nelle dimensioni estremamente ridotte delle figure, sembra che colui che le ha concepite abbia voluto dipingere la Madonna e i Santi con pochi ma significativi tratti, secondo i canoni dell’iconografia tradizionale. Ai lati della Vergine, l’unica a figura intera e con una lunga veste stretta in vita da una cintola, sembra di poter individuare a destra S. Nicola, con un bambino accanto e nell’atto di benedire; a sinistra, con un’espressione più giovanile, S. Stefano protomartire, che impugna la palma del martirio. In basso a destra, S. Biagio vescovo e martire, con la mitra e il pastorale e la palma del martirio; al centro S. Felicissimo, con la palma del martirio nella mano destra, mentre con la sinistra indica il cielo; a sinistra S. Giovanni Battista, vestito di una rozza tunica e con un lungo bastone sormontato da una croce.
Nella parte inferiore del documento, dopo la descrizione del titolo del Privilegio, sono raffigurati in forma schematica e stilizzata, quattro gentiluomini che indossano una parrucca e una livrea, come si conviene a personaggi di rango che svolgono un ruolo importante. Due sono posti sulla destra e due sulla sinistra: sembrano tenersi per mano e guardare nella stessa direzione, quasi a voler dimostrare un legame di solidarietà, di collaborazione e di comuni intenti. Si potrebbe azzardare l’ipotesi che essi possano rappresentare simbolicamente, da un lato, il Sindaco e il Procuratore Generale di Forino, artefici del processo che ha portato alla concessione del Privilegio per le fiere e i mercati da parte del Sovrano, e dall’altro lato il Maestro di Fiera e il Maestro di Mercato, definiti in latino con un unico appellativo di “Magister Nundinarum”.
È il caso di sottolineare che mentre i mercati si svolgevano in giorni prestabiliti durante la settimana, le fiere duravano più giorni e si tenevano di solito in coincidenza di ricorrenze religiose o eventi speciali come la consacrazione di una chiesa o la festa di un santo patrono. Questi eventi garantivano una grande affluenza di persone, erano occasioni di incontri e di conoscenze, di scambi commerciali ed erano di vitale importanza per lo sviluppo dell’economia locale. In particolare, le fiere attiravano mercanti, artigiani, contadini e persino nobili, tutti animati dal desiderio di scoprire novità o di fare qualche buon affare. Di solito erano anche previsti giochi, gare, spettacoli, esibizioni di artisti di strada, che si rivelavano un importante veicolo per la diffusione della cultura e delle tradizioni locali.
La figura di “Magister Nundinarum”, le cui origini risalgono al periodo medievale, si inquadra nel piano di rilancio dell'economia voluto dai Borbone per favorire lo sviluppo dei traffici e del commercio nel Regno di Napoli. Era consuetudine che fosse nominato un notabile locale, dotato di un’adeguata cultura giuridica e una buona capacità amministrativa, dal momento che era responsabile della giurisdizione civile e penale per l’intera durata della fiera e nei giorni di mercato. Nello specifico, si occupava della gestione dell’ordine pubblico, dell’assegnazione di spazi per deposito merci e banchi di vendita, della sorveglianza sui prodotti in vendita, del controllo di peso, qualità e prezzo, al fine di evitare truffe, nonché di dirimere eventuali controversie.
Questa figura sopravvisse fino al 1806, quando, durante il Regno di Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone e Re di Napoli, furono emanate le c.d. “Leggi eversive della feudalità”, una serie di provvedimenti legislativi intesi
ad abolire la feudalità con tutte le sue attribuzioni, a ricondurre nell’ambito della sovranità le giurisdizioni baronali, a ridisegnare gli organi e le funzioni dei corpi municipali e, più in generale, a sancire un nuovo assetto organizzativo del Regno di Napoli."

Di fronte a questa esauriente spiegazione sarebbe inopportuna qualsiasi ulteriore precisazione Vorrei solo inserire alcuni passi della nostra conversazione epistolare che ha dato luogo a questo studio approfondito. Egli ha espresso l’impressione di aver già avuto a che fare con questo documento, “diversi anni fa in una cartellina di pelle con sopra lo stemma di Forino retto da due puttini, da me ripreso per un disegno col pennarello, utilizzato da Vespucci”. Qui sono intervenuto io, ricordando che nel primo volume di “Forino attraverso i secoli” si cita questo documento. Per per completezza riporto quanto si legge a pag, 268, ovvero che nel 1748 “Sindaco era il magnifico Nicola Siniscalchi e sorse una seria contestazione con le terre finitime per <la celebrazione> del mercato. Nella terra di Forino si teneva il mercato il lunedì di ciascuna settimana e si tenevano, abusivamente, due fiere: una nella prima domenica di ottobre nella festività della SS Vergine del Rosario, e l’altra nel giorno della festa di San Nicola di Bari.” Interrompiamo per un attimo il racconto del Vespucci, sottolineando che in altro documento è riportato che la fiera della prima domenica di ottobre si svolgeva nel Largo del Ponte, e che prevalentemente riguardava il commercio di animali, rendendo quindi il largo una sorta di Foro Boario. Continua il Vespucci: “Avverso questa consuetudine, che durava da vari anni, ricorsero le Università delle terre vicine che vedevano sottrarre acquirenti al loro commercio.” Un’altra precisazione, con Università si intende l’apparato amministrativo comunale del tempo. Poi, riportando con alcune omissioni solo parte del testo decifrato nella sua totalità dal dott. D’Amore, continua:L’Università di Forino si difese con <biennali assistentia magnifici utriusque iuris doctoris D. Ioannis Siniscalchi civis et procuratoris generalis magnifici Nicolai sui patris sindicatus>”. In conclusione, possiamo affermare che, grazie all’impegno biennale del Procuratore generale Dottor Giovanni Siniscalchi, che perorò la causa presso il Tribunale regio, furono accolte le eccezioni forinesi in quanto fu sancito il permesso di proseguire le attività secondo le consuetudini consolidate. Poi il corso del tempo mutò queste condizioni. Una curiosità, il mercato tornò a Forino, nel dopoguerra, venerdì 2 luglio 1954 per interessamento dell’allora sindaco Laudati (fonte bollettino parrocchiale “La Campana”). Dei nostri tempi non ne parliamo, Vespucci ci insegna che esprimere giudizi sui contemporanei non è consigliabile.