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La Fonte Pubblica di Castello
 

Ogni prospettiva ha un suo punto di vista. Partendo da questo assioma, possiamo dire che la frazione Castello di Forino e le sue zone limitrofe offrono prospettive paesaggistiche completamente diverse rispetto a quelle a cui sono abituati gli abitanti della piana di Forino. Mentre costoro, unitamente agli abitanti delle altre due frazioni, Celzi e Petruro, godono del corollario smeraldino dei monti che cingono il piano, i pochi abitanti di Castello hanno la possibilità di spaziare con lo sguardo molto più lontano. La porzione di territorio forinese posta nei pressi della piccola frazione si apre verso la valle dell’Irno da un lato, e il Solofrano dall’altro. Addirittura, salendo verso la sommità del colle di San Nicola, si apre un panorama sino al Terminio ed oltre, come il più lontano complesso del Tuoro di Chiusano. Infine, dal mastio millenario che sorregge la Croce in ferro del 1950 è possibile spaziare con lo sguardo sino al mare e ai monti Lattari.  Queste prospettive differenti si aprono anche su un territorio che è parte integrante della storia di Forino, quale cerniera tra il Citra e Ultra, i Principati che dividevano i nostri territori in un passato oramai lontano. Terra di passaggio di popoli erranti e invasori, teatro di incursioni militari che partono dal VII secolo, per la battaglia tra bizantini e longobardi per passare agli scontri del 1799 tra francesi e borbonici, per giungere al XX secolo quando queste zone furono importanti punti di passaggio per le truppe tedesche prima e alleate in seguito. Territorio vasto e poco conosciuto, questo al di là di Castello. E una corretta lettura del paesaggio unito a un consapevole guidare i propri passi, può rendere una semplice passeggiata una sorta di tuffo nel passato. Aprendo una doverosa parentesi, non dimentichiamo mai che Forino e Contrada un tempo erano un’unica identità territoriale, appartenendo entrambe le cittadine alla Terra di Forino, assurta a Principato grazie ai Caracciolo. Tornando ai luoghi, se domandiamo a chi ama frequentare il borgo quale sia il sentiero che congiunge Castello con Contrada, tutti sono pronti ad indicare quello conosciuto come sentiero Giovanni Paolo II, che parte dal posteriore del Palazzo Iacuzio di Castello, e giunge a Contrada nella zona sotto il deposito idrico comunale, in Via San Nicola. Un percorso relativamente moderno, in quanto di servizio per la condotta che dal deposito di Contrada fornisce d’acqua il piccolo deposito della frazione forinese, posto leggermente a monte dell’abitato. Di contro, invece, proviamo a seguire il sentiero che transita sotto la millenaria Dogana di Forino. Superata questa, senza seguire quella che è la strada più battuta, ma mantenendosi costantemente sulla sinistra, scopriamo un nuovo sentiero che, attraversando la boscaglia, giunge in località Vigna di Contrada. Purtroppo le azioni antropiche non permettono un’immediata e sicura lettura del percorso, ma in questo punto abbiamo raggiunto un bivio. Da una parte, mantenendo sempre la sinistra, andremo a congiungerci, salendo leggermente, con la già citata Via San Nicola di Contrada. Se, invece, decidiamo di andare verso destra, ci inoltreremo nel Vallone della Morte, che scende verso la piana di Montoro. Il toponimo abbastanza lugubre, unito al fatto che poco prima si trova un altro vallone, denominato dei Ciucci, ci ha spinto in passato a formulare delle ipotesi su quelli che siano stati gli scenari dello scontro del 663 tra Bizantini e Longobardi, e di cui vi suggerisco la lettura. Proprio nei pressi di questo bivio si trova un luogo che fa parte della storia di Castello, anche se come abbiamo detto siamo ampiamente nel comune di Contrada. Stiamo parlando della Fonte Pubblica di Castello, dove andavano a prendere l’acqua e a sfruttare i lavatoi in pietra gli abitanti della nostra antichissima frazione. Abbiamo avuto notizia che la proprietà comunale di questo luogo sia ancora forinese, ma non ne abbiamo la certezza. Nell’archivio storico del comune di Forino è conservato un faldone riguardante gli interventi per renderlo così come si presenta ai nostri giorni, eccetto per la copertura che sicuramente è stata rifatta. La frazione Castello storicamente non ha pozzi per la captazione delle acque. Quelli esistenti sono per accedere alle cisterne (più o meno capaci) che le abitazioni hanno a loro servizio, e spesso ubicate sotto grandi terrazzi. Tali cisterne raccoglievano solo le acque meteoriche, tant’è che è veramente interessante il sistema di raccolta delle acque dai tetti, convogliate nelle vasche con tecniche che ricordano quelle in uso nel periodo dell’antica Roma. Esisteva però una sorgente, ad una certa distanza dall’abitato, quella oggetto della nostra ispezione. Nel faldone sono conservati vari documenti a partire dal 1844, anno in cui i “naturali di Castello” chiedevano la riparazione dell’antica fonte in pietra. In un tempo veramente eccessivo per la lentezza della burocrazia, nell’arco di 50 anni furono dichiarati conclusi i lavori di restauro. Giusto per la cronaca, quando fu richiesto il restauro Forino e Contrada erano ancora un’unica unità amministrativa, prima della divisione del 1848. Forino era ancora un paese del Regno delle Due Sicilie, poi passarono i Garibaldini, tra il 1860 e il 1861, e diventammo un paese dell’Italia unita. A corredo di queste notizie vi presentiamo alcune foto, una ritraente il bozzetto definitivo del 1888 e uno successivo, le altre lo stato dei luoghi ai nostri giorni.