Grotta di San Michele sul Monte Faliesi

Bisogna ammettere che l'ascesa al Monte Faliesi è una esperienza che riempie il cuore... e svuota i polmoni! Ma, a parte queste "battutine" che lasciano il tempo e gli umori che trovano, le sensazioni e le emozioni che accompagnano questa salutare passeggiata sono molteplici. Il sentiero che conduce alla zona dove si trovano la chiesetta dei Contradesi e la Grotta dei Petruresi dona agli occhi dei meno affaticati incantevoli panorami della valle dove sorgono i vari abitati di Forino. E si rimane anche attoniti nell'immaginare lo scenario che si presentava, in quella lontana mattina del maggio del 663, quando, tra le colline di Bufoni e di San Nicola, le milizie longobarde e bizantine, in una cruenta battaglia dove (ventimila per i bizantini, chissà quanti per i longobardi) degli uomini votati al sommo sacrificio si scontrarono per determinare il corso della storia. E il culto per San Nicola, introdotto dai perdenti in chissà quale epoca, convisse e convive tutt'ora con il culto per San Michele Arcangelo, il protettore delle genti longobarde. I quali, a ricordo della incredibile vittoria, "... ad locum cui Forinus nomen est..." scalarono il monte Faliesi e lì scavarono nella roccia una grotta, come le tante altre che disseminano i territori da loro conquistati in quei tempi. Il prof. Vincenzo D'Alessio, di Solofra, in un suo studio sul culto micaelico tra le province di Salerno e Avellino, ha scritto quanto segue (riassunto): "...per raggiungere la Grotta dell'Angelo, disposta sul lato nord-ovest di questo monte Faliesi, c'è una strada rotabile, senza asfalto, che prende il via all'interno dell'abitato di Petruro... Nei dintorni vi sono diverse sorgenti. Lasciata questa rotabile, dove sorge oggi una edicola in cemento, si è a metà del tragitto. L'impennata si esegue a piedi mediante una mulattiera che scorre tra una macchia di querce. Si raggiunge l'altopiano dove si incrociano le due strade, quella che stiamo percorrendo da Petruro e quella proveniente da Contrada...  L'altopiano è battuto, in tutte le stagioni, da un vento forte proveniente da nord-ovest. Seguendo il tragitto si raggiunge l'orlo di un sistema roccioso, poco sotto la vetta del Faliesi. L'accesso alla grotta attuale è lastricato e riparato da un muro di contenimento. Il vecchio materiale di risulta è stato utilizzato per realizzare due rampe di scale per la grotta grande. Si scorge, però, un vecchio percorso verso quella che è definita dai locali "le sette camerelle del diavolo". Con questa allocuzione si definisce una grotta di piccole dimensioni, sottoposta a quella più vasta del santuario attuale e in completo stato di abbandono.

Vista della radura antistante l'accesso alla Grotta di San Michele sul Monte Faliesi

 

Percorso verso la Grotta detta "le sette camerelle del diavolo"

 

L'ingresso alla Grotta di San Michele sul Monte Faliesi

Questa più piccola potrebbe essere il nucleo primigenio del culto all'Angelo Michele. Si scorgono chiari segni di costruzioni di età arcaica, riconducibili per la composizione, ai secoli IX-XI... Una scenografia adatta a contenere l'edicola centrale dove era raffigurato l'Angelo... Questa primitiva cellula del culto micaelico apre il suo ingresso sulla sottostante valle abitata in direzione ovest. Poco più in alto c'è il santuario attuale dell'Angelo. Questa grotta grande è più esposta al vento della piccola. Per questo si è provveduto a costruire, in diverse epoche, un muro di protezione, alto circa quattro metri, con un cancello centrale d'accesso. L'interno è più o meno illuminato dalla luce ambiente. Sono stati realizzati, centralmente e verso il culmine della grotta, due altari in successione. Quello più basso è provvisto di decorazioni, quello successivo ha un'area tabernacolo con l'affresco di San Michele "pesatore di anime"... C'è una lapide sul lato sinistro dell'ingresso e una campanella dentro la grotta, e una, più grande, fuori del muro di protezione... Attualmente le statue condotte al monte Faliesi sono due: l'una di Petruro, l'altra di Contrada. Petruro vanta più antica tradizione e il possesso del primato sul culto micaelico".
Ritornando a come si sia introdotto il culto di San Michele, dobbiamo ricordare gli avvenimenti che caratterizzarono l'Italia del 568, ovverosia l'apparizione dei Longobardi, che avanzarono verso sud e che nel 570 fondarono, guidati dal capo Zotone, il ducato di Benevento. Furono di grande importanza, quindi, per la vita del meridione, in particolare nell'aspetto socio-economico e culturale della colonia Abellinate e del principato di Salerno. Con la spartizione dei territori, Forino andò a far parte del principato di Salerno insieme a Montoro, Solofra e Serino. Tra questi paesi da sempre si riscontra un profondo legame. Li unisce non solo la  stessa linea di confine dei Longobardi ma anche la  religione; infatti tutti annoverano il culto di San Michele Arcangelo. Le varie leggende micaeliche si ispirano alle apparizioni dell'Arcangelo nelle grotte di Sant'Angelo in Puglia, con varie varianti locali. La leggenda narra che un giorno un signorotto del monte Gargano cerca e non trova tra le mandrie il suo più bel toro. Finalmente lo rintraccia tra gli alti dirupi inginocchiato in una caverna inaccessibile. Cerca di smuoverlo scagliandogli una freccia, ma questa ha uno strano effetto boomerang e finisce per colpire lui stesso. Incredulo, riferisce il tutto al Vescovo di Siponto il quale indice tre giorni di penitenza e preghiera. Al termine il Vescovo ha una visione: "Io sono l'Arcangelo Michele, la caverna è a me sacra, io stesso ne sono il vigile custode, là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Vai sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano". Due anni dopo, i pagani del re Odoacre assediano e riducono allo stremo la città cristiana di Siponto, l'Arcangelo appare di nuovo al vescovo, incoraggiandolo a non desistere e assicurando la vittoria sui pagani. Durante lo scontro decisivo una improvvisa tempesta di sabbia e grandine costringe alla fuga i barbari di Odoacre. Con una solenne processione di ringraziamento il Vescovo con il popolo sale sulla montagna, ma non entra nella grotta. L'anno seguente San Michele gli appare per la terza volta precisando: entrate e sotto la mia assistenza innalzate preghiere e celebrate il sacrificio. I luoghi di culto dedicati all'Angelo, traggono origine dal più antico culto micaelico insediatosi sul Gargano a partire dal VI-VII secolo. La gente fece suo questo culto particolarmente per la frequentazione montana dovuta alle necessità contingenti: pastorizia, raccolta dei frutti selvatici, raccolta della legna e coltivazione agricola in aree montane. La testimonianza illustre di tanto attaccamento al culto, resta il nome Michele, pervenuto intatto negli atti di nascita e ricorrente ancora oggi, ma soprattutto è particolare la tradizione che ogni anno si rinnova a Petruro. Ancora oggi, a distanza di tanti secoli, nel pomeriggio del 6 maggio, si parte dal sacrato della chiesa di S. Felicissimo di Petruro di Forino in una caratteristica processione, per il santuario dedicato all'Arcangelo Michele situato sulla cima del monte S, Michele in tenimento del comune di Calvanico. Si raggiunge in preghiera il santuario dell'Incoronata, dove ci si sosta a cenare nella casa dei pellegrini. Raggiunta la mezzanotte si riprende il cammino verso il monte con altre singolari soste nelle quali si beve e si riposa, nelle prime ore dell'alba è previsto l'arrivo. Arrivati al santuario si cantano antiche litanie, dopodiché si riscende all'Incoronata raccogliendo per i sentieri della montagna i fiori dell'Angelo, dei narcisi bianchi che crescono abbondanti e spontanei in loco. Alle 10 di mattina  viene celebrata una messa solenne di ringraziamento. La processione dei penitenti dopo aver pranzato  nella casa dei pellegrini, riprende il viaggio verso Petruro dove raggiunge la chiesa alle ore 18 del 7 maggio. L'arrivo della processione è festoso, e viene salutato da spari di mortaretti e dagli applausi di quelli che attendono e che ricevono in regalo i fiori dell'Angelo. La mattina del giorno 8 maggio, accompagnati dal suono delle campane e dagli spari dei mortaretti, parte la processione che porta  la statua di S. Michele Arcangelo sul monte Faliesi. Riti religiosi, con cerimoniale antico vengono celebrati nella grotta che i Longobardi scavarono nella roccia, a memoria della vittoria riportata nella predetta battaglia contro i bizantini.
 C'è da precisare che l'intera cresta della montagna di Faliesi fa parte del comune di Contrada dal 1848, dopo che questo casale ottenne la scissione da Forino, con conseguente ridistribuzione dei beni demaniali, tra cui appunto Faliesi. Anche i Contradesi, che hanno eletto San Michele a loro Patrono, risalgono il monte l'8 di maggio. Nonostante ciò, la statua di Petruro durante i festeggiamenti sul monte ha la priorità su quella di Contrada, a memoria appunto dell'antico primato vantato dal comune forinese sul suo casale. Dopo la celebrazione dei riti religiosi i fedeli si ristorano con piatti tipici e vino locale e danno vita a canti e balli. A sera si discende il monte e si riconduce la statua di San Michele nella chiesa di San Felicissimo.