Ed è di quest’ultimo che ora scriveremo.
L’edificio si presenta con due piani: il pianterreno e il piano
superiore, una volta caratterizzato da piccole torri, due poste sulla facciata angolare e altre due a chiusura
del corpo di fabbrica, le quali sono crollate in seguito agli eventi
sismici del 1980. L’edificio è circondato da un coronamento
merlato poggiante su archetti pensili sospesi, con funzione
decorativa di accesso verso le torri angolari, che nasconde il
motivo della copertura a spioventi. La facciata principale si
presenta con delle lesene a bugna che servono a racchiudere il
portale principale in pietra, che a sua volta è rinchiuso da un
ampia cornice con una fascia dentata, tema che possiamo riscontrare
in alcuni portali rinascimentali. La parte superiore del portale
presenta lo stemma della famiglia Leoni, fra le più prestigiose del
‘700, raffigurante un leone rampante con incisa la data 1726, anno
della probabile costruzione. Il portale della cappella posta ad
angolo dell’edificio, è di forma ogivale, e sovrastante è
collocata una finestra con due aperture a bifora ogivali racchiuse
da un arco a tutto sesto. Nella parte superiore della facciata ,
divisa dal toro, vi è una serie di luci di tiro, che sono tipiche
delle costruzioni castellari della zona come, per esempio, quelle
delle torri angolari del Castelletto a Celzi, contemporaneo come
periodo di costruzione. La facciata in cemento graniglia è
arricchita di alcune finestre e aperture con cornici fantasiose e
motivi curvilinee. A fianco del fabbricato vi è ciò che rimane di
un grazioso giardino all’italiana, piccolo nelle dimensioni, il
quale ospitava sino a qualche anno fa una fontana in bronzo
raffigurante un bambino con un pesce in mano e due leoni in pietra.
Anche per questo edificio l’incuria degli uomini abbinata a quella
del tempo, ancor prima di quella degli eventi catastrofici, hanno
fatto sì che l’edificio ora versi in uno stato di completo
abbandono e rovina, e come al solito, per quanto riguarda gli
edifici forinesi, nulla fa vedere la possibilità di un recupero del
palazzo alla sua antica bellezza in un immediato futuro. Certo che
è stancante, per ogni cosa caratteristica che Forino ha la fortuna
di possedere, ripetere sempre lo stesso motivetto: a quando il
recupero? Ma, evidentemente, non esiste interesse a questo, e allora
teniamoci gli infissi in alluminio anodizzato e non lamentiamoci
quando diciamo che Forino è un paese decadente. Però un’idea, da
girare a chi di competenza, ci sarebbe: perché non sondare il
terreno circa la possibilità di trasformare, e quindi recuperare,
il vetusto edificio e realizzare un piccolo teatro? La parola passa
a chi sappia dare una risposta
alla reale possibilità di poter effettuare questo recupero.
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