Palazzo Leoni

Il termine "Gothic Revival" denomina quel movimento artistico che si sviluppò in tutta Europa verso la metà del diciottesimo secolo, e che è sempre stato presente nella cultura della nostra società fino ad oggi. L'intento di questa tendenza era quello di richiamare alla memoria degli uomini l’epoca del gotico medievale. Non si trattava semplicemente di una ricostruzione fedele dell'architettura di quel periodo, ma di una interpretazione eclettica concentrata soprattutto al concetto di ornamentazione degli edifici per ricreare quell'atmosfera magica ed intrigante che è propria del mondo medievale. Forino si può definire sicuramente la “patria” del nuovo gotico in Irpinia, in quanto sono almeno tre le costruzioni che si riallacciano a questa tendenza stilistica: il Castelletto dei Parise, del quale abbiamo già scritto in precedenza, la Chiesa dello Spirito Santo nel Casale Creta e il Palazzo Leoni, nel Casale della Palazza.

Palazzi Parise e Leone

Ed è di quest’ultimo che ora  scriveremo. L’edificio si presenta con due piani: il pianterreno e il piano superiore, una volta caratterizzato da piccole torri, due poste sulla facciata angolare e altre due a chiusura del corpo di fabbrica, le quali sono crollate in seguito agli eventi sismici del 1980. L’edificio è circondato da un coronamento merlato poggiante su archetti pensili sospesi, con funzione decorativa di accesso verso le torri angolari, che nasconde il motivo della copertura a spioventi. La facciata principale si presenta con delle lesene a bugna che servono a racchiudere il portale principale in pietra, che a sua volta è rinchiuso da un ampia cornice con una fascia dentata, tema che possiamo riscontrare in alcuni portali rinascimentali. La parte superiore del portale presenta lo stemma della famiglia Leoni, fra le più prestigiose del ‘700, raffigurante un leone rampante con incisa la data 1726, anno della probabile costruzione. Il portale della cappella posta ad angolo dell’edificio, è di forma ogivale, e sovrastante è collocata una finestra con due aperture a bifora ogivali racchiuse da un arco a tutto sesto. Nella parte superiore della facciata , divisa dal toro, vi è una serie di luci di tiro, che sono tipiche delle costruzioni castellari della zona come, per esempio, quelle delle torri angolari del Castelletto a Celzi, contemporaneo come periodo di costruzione. La facciata in cemento graniglia è arricchita di alcune finestre e aperture con cornici fantasiose e motivi curvilinee. A fianco del fabbricato vi è ciò che rimane di un grazioso giardino all’italiana, piccolo nelle dimensioni, il quale ospitava sino a qualche anno fa una fontana in bronzo raffigurante un bambino con un pesce in mano e due leoni in pietra. Anche per questo edificio l’incuria degli uomini abbinata a quella del tempo, ancor prima di quella degli eventi catastrofici, hanno fatto sì che l’edificio ora versi in uno stato di completo abbandono e rovina, e come al solito, per quanto riguarda gli edifici forinesi, nulla fa vedere la possibilità di un recupero del palazzo alla sua antica bellezza in un immediato futuro. Certo che è stancante, per ogni cosa caratteristica che Forino ha la fortuna di possedere, ripetere sempre lo stesso motivetto: a quando il recupero? Ma, evidentemente, non esiste interesse a questo, e allora teniamoci gli infissi in alluminio anodizzato e non lamentiamoci quando diciamo che Forino è un paese decadente. Però un’idea, da girare a chi di competenza, ci sarebbe: perché non sondare il terreno circa la possibilità di trasformare, e quindi recuperare, il vetusto edificio e realizzare un piccolo teatro? La parola passa a chi sappia dare una risposta alla reale possibilità di poter effettuare questo recupero.