Qualche anno fa,
nel 2008, un gruppo di persone (Nicola Vottariello,
Vincenzo De Martino, William
Peluso, Guido Guerrasio,
Francesco Trapasso e Paolo D'Amato) si interessò,
senza successo, di
studiare la fattibilità del
restauro del monumentale
organo posto sulla controfacciata dell'antica
chiesa del casale Palazza.
L'organo venne ivi installato
allorché si rese disponibile
lo spazio precedentemente
occupato dal meccanismo
dell'orologio che era posto
sul frontone della chiesa di
Santo Stefano. Questo avvenne
nel 1888; il meccanismo venne
spostato nell'appena
realizzata Torre Civica. Fu
allora che venne affidato
a tale Filippo
Antonio Frauggo
(?) detto il giovine il
compito dell'assemblaggio dell'organo, che
venne consegnato il 31 marzo
1889.
Posto in controfacciata, al di
sopra dell'ingresso, l'organo
è in legno dipinto ed è
preceduto da una balaustra
modanata della stessa fattura.
Quattro colonnine doriche
sostengono la trabeazione e
all'interno trovano posto le
canne d'organo. La struttura è
dipinta in giallo, le
decorazioni e le modanature in
marrone.
Sommarie,
come potete leggere, le
notizie circa l'organo e la
sua storia. Non sono da ritenersi attendibili
alcune notizie fornite dalla
Soprintendenza, sulla quale dobbiamo
lamentare un'errata datazione
dell'organo; sino
a qualche anno fa, come si
leggeva nel sito del Centro
Turismo Culturale della
Regione Campania, le loro
rilevazioni sul posto facevano
risalire l'organo al XVIII
secolo; sarebbe bastato
leggere le risicate note
riportate dal Vespucci nel suo
"Forino attraverso i secoli"
per accorgersi dell'errore.
Incredibile a dirsi, ma le
uniche informazioni in merito
all'organo sono conservate
proprio all'interno dello
stesso, dove i vari artigiani
che hanno provveduto alla sua
manutenzione hanno registrato
i loro interventi, corredati
di date, con un semplice
lapis. E qui, oltre ad aver
scoperto chi fosse il
costruttore dell'organo,
abbiamo ancora letto di un
intervento di accordatura
effettuato nel luglio 1909, di
una riparazione ed accordatura
effettuata il 15 ottobre 1939
da Antonio Ciardiello di Tufo
(AV), e ancora un'altra revisione
effettuata dallo stesso Ciardiello in data 8 aprile
1946. I racconti dei nostri
contemporanei ci danno notizia
dell'utilizzo dell'organo sino
alla metà degli anni '60 del
Novecento, poi più nulla. E
proprio alcune persone, che
tra i loro ricordi d'infanzia
annoverano le note solenni
emesse da questo strumento
musicale, furono tra coloro che
si resero protagoniste di
questa iniziativa, che trovò la
disponibilità del parroco, Don Gianluca Zanni,
per valutare la possibilità di
un restauro. E' notizia di
questi giorni, tramite la stampa, di un
interessamento di un funzionario della Regione.
Rimaniamo
in attesa dello svolgersi degli eventi,
augurandoci una conclusione positiva della vicenda.
(24.1.2010) |
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