Nel panorama agreste e
boschivo forinese non è
raro l’imbattersi in
casupole di minuscole
dimensioni. Figlie
dell’oblio del tempo, e
nate da una elementare
necessità, erano ripari
notturni per i
contadini, gli attrezzi
da lavoro e gli animali
in un tempo in cui
esisteva una consolidata
abitudine. Quella della
nostra operosa gente di
lasciare il paese la
mattina presto per
recarsi nei campi, per
poi ritornare al calare
delle
tenebre. In caso invece
si rendesse necessario,
per qualche motivo, di
pernottare in campagna,
non si sarebbe dovuto
riposare sotto le
stelle. Questo fortunato
incontro ci riporta
quindi alla memoria,
sicuramente, una parola
spesso ripetuta dai
nostri ascendenti, “’o
pagliaro”. Venivano
realizzati in diversi
modi, o in muratura a
pianta quadrata o erano
semplicemente delle
capanne in legno con il
tetto in paglia. Di
queste ne erano visibili
moltissime sino a
qualche anno fa, ora è
raro imbattersi in
manufatti di questa
natura “ecologica”, in
quanto la modernità ha
lasciato il passo al
cemento, con tutto
quello che ne consegue
per il dissesto
idrogeologico. Ma, di
tanto in tanto, ne
compaiono anche alcuni
di forma tronco-conica.
E su questi vogliamo
porre l’attenzione.
Anche loro semplici
ripari, o qualcosa di
mutuato da un passato e
da un popolo che ha
vissuto la nostra terra,
e che ancora la vive
anche nelle tradizioni?
Molte di queste
costruzioni contengono
caratteristiche
strutturali che le
rendono più simili a
torri di guardia
territoriale ma anche a
ripari per la caccia.
Infatti, parlando un po’
dell’argomento con
persone che hanno questa
“passione”, ne hanno
sottolineato l’utilizzo
di alcune per la caccia
in appostamento al
colombaccio. E qui, dove
la mia immaginazione
risulta essere fervida,
mi è venuto di suppore
questa teoria.
Ovviamente, ribadiamolo,
è una base di partenza
per chi voglia
sviluppare uno studio
appropriato di quanto
vado a formulare.
Quindi, colombacci,
torrette, insediamento
longobardo nel nostro
territorio, e passione
di questi ultimi per
questo tipo di caccia,
ma non è che ci troviamo
ad avere testimonianze
su questo popolo tramite
una tradizione che si è
perpetuata nel tempo?
Non possiamo dire di
trovarci di fronte a una
tradizione così radicata
e architettonicamente
importante come quella
della vicina Cava de’
Tirreni, ma questo ci
induce ad una
riflessione. In questi
ultimi tempi, nel
girovagare per il paese
e le campagne, ne ho
incontrate alcune. E
quindi, invio un invito
a tutti coloro che
vorranno fornire le loro
competenti
considerazioni e idee
nel merito.