Così diceva mio nonno. Diceva
anche che quando era giovane
(subito dopo essere tornato dal
fronte della prima guerra
mondiale), e andava dalla sua
Rosina a Petruro, ogni volta che
passava li avanti, al buio, lo
coglieva il batticuore.
Un'ombra, il fruscio del vento,
il sospiro di un assiolo...
tutto contribuiva a rendere
tetro un luogo così misterioso,
su di cui quasi nessuno sa dare
notizie,
ci sa dire il perché della sua
edificazione. E, recentemente,
passando li avanti, notando lo
stato di abbandono in cui versa
(al pari della frontale
collegiata dell'Annunziata, ma
Forino è ricca di luoghi
abbandonati), mi è venuto in
mente di aver scattato delle
foto del luogo una trentina di
anni fa, forse in occasione
dell'ultima opera di
manutenzione a cui è stato
sottoposto. I marmi presenti a
comporre l'altare, forse
materiale di risulta proveniente
dall'Annunziata vista la data
incisa, e poco altro, rendevano
decoroso il suo aspetto.
Qualcuno dice che li siano
sepolte persone che avevano
abbandonato la vita senza il
conforto dell'estrema unzione.
Uno studente, nel redigere una
tesi di laurea sul territorio
forinese, interrogò padre Leone,
il quale anche lui non conosceva
il motivo della sua
edificazione. Tuttavia ricordava
che sino agli anni
Quaranta/Cinquanta del Novecento
al suo interno i fedeli ponevano
delle offerte, che i sacerdoti
utilizzavano per celebrare messe
per le Anime del Purgatorio. Era
di proprietà della famiglia
Iacuzio, che la alienò
unitamente ai terreni
circostanti.