Il
santuario di San Nicola da Bari, vescovo di Mira, è probabilmente il più
antico luogo di culto cristiano di Forino, contendendosi con la Chiesa di San
Felicissimo della frazione Petruro tale primato. E' stata, fino alla seconda metà del XV secolo, periodo di
costruzione della Chiesa della S.S. Annunziata, l'unica Chiesa di Forino dove si
officiavano riti religiosi. Ma andiamo a esporre con ordine i fatti.
Nelle zone circostanti Forino,
fin dal VI secolo d.c., erano di stanza le truppe bizantine
impegnate nella guerra greco-gotica, conseguenza delle invasioni
barbariche e dello sfaldamento dell'Impero Romano. Nelle loro
perlustrazioni è pensabile che trovassero idonea, per il
controllo del territorio, quella che oggi conosciamo come la
collina di San Nicola.
Ed è qui che avviarono la costruzione di un accampamento
fortificato, che come vedremo, sarà ampliato in seguito.
Inoltre era forte il
sentimento di devozione religiosa verso quel Santo che tanto significava
per le popolazioni orientali, Nicola di Myra, la
cui "rozza immagine" (Tornatore) venne appesa ad un albero.
Dopo la famosa battaglia di Forino (663), si sostituì nel
nostro territorio alla dominazione bizantina quella longobarda. La
collina prospiciente l’abitato di Castello, che come abbiamo visto era già utilizzata come
luogo di culto. Nell’opera di integrazione dei longobardi con le
popolazioni conquistate è da elogiare come essi non abbiano voluto
imporre i propri usi e costumi, ma abbiano permesso il mantenimento
delle tradizioni altrui, le quali nel caso forinese hanno dato come
risultato nel tempo una coesistenza tra il culto micaelico e quello del
santo di Mira. Ed è proprio in quest’epoca che venne avviata, nella zona
del fortilizio bizantino, la
costruzione la costruzione di un castello-recinto.
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Esso era in comunicazione visiva con i castelli di Mercato
San Severino e di Montoro, ed era inserito nella
traiettoria del sistema difensivo costituito anche dai
castelli di Roccapiemonte e Serino. La posizione
del primitivo maniero era senza dubbio dominante e quindi doveva
possedere opere difensive tali da renderlo tra i più invulnerabili
della zona. Ancora oggi non è possibile una precisa lettura
planimetrica della fortezza poiché i ruderi sono completamente
ricoperti dalla vegetazione la quale si impone rigogliosa tra i vari
anfratti. Attualmente sono visibili solo brevi tratti delle cortine
murarie perimetrali ed il basamento della torre quadrangolare manufatta
in pietrame informe e posizionata nel punto più alto del colle, e dalla
quale sommità nei giorni in cui il cielo è più terso, è possibile
vedere il mare del golfo di Salerno; inoltre, da oramai un secolo, su
questo mastio diruto poggia la Croce che sovrasta la nostra conca. Lo storico Tornatore ci riferisce
di una delle tante leggende che costellano la storia forinese e che
narra di un avvicinamento dei Saraceni al nostro castello: “…i
Saraceni fecero molte stragi a Montoro e, mentre marciavano verso
Forino, videro il suo castello e la montagna che lo circonda, piena di
soldati ed allora spaventati tornarono indietro...”.
Ulteriori aggiustamenti furono compiuti durante la
dominazione normanna, è questo è dato certo in quanto nel 1162 signore
di questo castello era Giacomo Francisio, al quale furono affidati
dall'imperatore Federico II i prigionieri lombardi Moro Speciale ed
Egidio Marcellino, affinché fossero custoditi nelle segrete ricavate
nei sotterranei della fortezza. Fatto certo l’affidamento, contrastante
se essi furono “ospitati” a Forino o a Monteforte, in quanto Giacomo
Francisio era signore di entrambi i feudi. Ma, essendo la zona quindi
anche e comunque un luogo di culto, con i primi lavori di al fortilizio
fu certamente costruita la cappella, che ancora oggi possiamo vedere
alla sinistra del fabbricato, utilizzata poi come ossario, abbandonata
per lungo tempo aperta con conseguente dispersione dei resti mortali di
chi là era stato messo a riposare per l’eternità e ora chiusa da un
cancello ed utilizzata come deposito. E pensare che questi due ultimi
avvenimenti sono così vicini a noi nel tempo, in un epoca dove ci
consideriamo civili.
Nonostante sia
evidente la grande importanza strategica della postazione militare, ma
essendo venuti meno i presupposti per una sua esistenza, il castello
venne abbandonato intorno al XVI secolo. In attesa del completamento del
loro palazzo forinese, i Caracciolo,
trasferirono la loro dimora
provvisoriamente nei locali adiacenti l'appena eretta Chiesa della S.S.
Annunziata. Ulteriore conseguenze fu l'abbandono per alcuni anni, dove
oltre all'oltraggio del tempo il castello subì
anche l'incuria degli uomini, e il suo pietrame contribuì alla
costruzione del carcere borbonico di Avellino (Tornatore).
Nel XVIII secolo inizio quel
lavoro di recupero che ha condotto il Santuario all'aspetto attuale, con
la costruzione
del corpo
a tre navate con campanile, e il restauro del prezioso portale in travertino la
cui lavorazione è
datata attorno al X-XI. Del XVIII secolo, almeno come origine, sono certamente gli affreschi
che adornano la cupola. Contestualmente all'abbandono del castello e,
quindi, alla sua successiva totale trasformazione in luogo
di culto, la chiesa venne eretta a Collegiata. La chiesa
oggi appare nell'aspetto che le fu dato nel XVIII secolo,
con l'aggiunta, intorno al 1810, dell'altare che si
trovava nella navata destra. La navata, inizialmente
aperta, fu chiusa, e furono tolti dal muro del transetto
il coro e l'altare di San Gaetano, lasciando l'ingresso al
campanile. All'inizio del XX secolo fu eretto un'altro
altare nella navata di sinistra, destinato ad ospitare la
statua di San Nicola. Oggi la chiesa è collegata al Casale
Castello mediante una strada con pavimentazione in
acciottolato. Lungo il percorso sono poste le cappelle
della Via Crucis, che conservano pregevoli immagini in
ceramica recenti nell'apposizione (anni '60 del
Novecento). Il piazzale antistante all'ingresso è
pavimentato in pietra e d'estate offre frescura grazie
alle querce ivi dimorate. Al cortile s'accede
attraversando un bellissimo arco in pietra scalpellata.
Sulla chiave dell'arco vi sono i simboli di S.Nicola. al
disopra un balcone a canestro in ferro battuto. Nell'atrio
prima del cortile, a destra, si può ammirare il pozzo
lavorato in pietra. Dopo l'atrio si ammira una sequenza di
archi sempre in pietra a tutto sesto; di fronte
all'entrata vi è una scala in pietra e un altro
fabbricato, detto la Casa dell'orologio, in quanto sul
fronte insiste ancora il quadrante di un orologio ivi
posto nel 1910. Al di sotto degli archi gli ingressi,
sempre in pietra, di alcune stanze e della stalla.
Entrando in questi locali si ha la sensazione di un
ritorno al passato: si possono osservare alcune
decorazioni in rosso pompeiano, la pavimentazione in cotto
ed in pietra ed un tavolo con una grande lastra di pietra;
da queste stanze si accede tramite una scoscesa scala in
pietra ai piani superiori. Nella
chiesa, soprastante all'ingresso, la bussola, dove si può
ammirare la balaustra dell'organo con decorazioni in
argento. In essa sono eretti quattro altari più l'altare
maggiore. Nella navata di destra ci sono quelli dedicati a
San Gaetano e alla Sacra Famiglia, un tempo evidenziati da
altrettante tele, oggi scomparse. Nella navata di sinistra
l'altare dedicato a San Nicola, anch'esso senza tela, e il
precitato altare che ospita la maestosa statua di San
Nicola. Ai piedi degli altari si possono notare reperti di
ceramica e scalini in pietra lavorata. Nel transetto vi
sono gli ingressi del campanile e della sacrestia; divide
l'abside dal transetto una balaustra. Nell'abside degli
affreschi: quello centrale raffigura San Nicola
benedicente e le lunette laterali alcuni episodi dei
miracoli di San Nicola. L'altare maggiore conserva solo
alcune parti superstiti della depredazione avvenuta negli
anni passati. Il pezzo più prezioso, il paliotto che
conteneva al centro un altorilievo in marmo raffigurante
San Nicola è stato rubato nel 1983. Addossato alla parete
vi è la nicchia sempre in marmo lavorato dove era posta
l'antica statua rubata nel 1976 e non più ritrovata.
L'altra,
da tutti noi
ben conosciuta, vi è stata
collocata nel 1910 e fu donata al Santuario dai Forinesi nel 1867, come
ringraziamento per il cessato morbo del colera dell'anno prima.
Infatti la
tradizione della processione della statua del Santo ha inizio
nel 1866, quando per la prima volta l'antica statua lignea venne
portata in processione tra ali di folla imploranti. Un' altra tradizione che viene tramandata ormai dal 1631 è
quella della processione del 14 marzo. In quella data, infatti, vi fu una
spaventosa eruzione del Vesuvio accompagnata da forti scosse di terremoto, che
provocarono il crollo di moltissime abitazioni e la morte di quasi tutto il
bestiame. La popolazione di Forino si raccolse in processione e raggiunse la
Chiesa, allora ancora ubicata nel castello, camminando nell'oscurità poiché la
pioggia di cenere copriva la luce del sole. Durante il rito religioso la pioggia
di cenere cessò e Forino non subì ulteriori danni. Nel 1989 è stato portato a
termine un restauro che ha restituito al Santuario un aspetto più che decoroso. |