Vorrei attrarre la
vostra attenzione su di una storia perduta, o
meglio, su fatti e luoghi di cui si è persa la
memoria, ma che alcune intuizioni, conclamate da
fatti evidenti, sembrano riportare alla luce.
Veniamo al dunque: racconti ascoltati da bambino
narravano dell’esistenza di una sorta di
fabbricato fortificato ubicato nei pressi del
Bosco di Monsignore, alle falde settentrionali del
Monte Faliesi, sul lato che volge verso la città
di Avellino. Preso atto di questa generica
informazione, dobbiamo tenere conto di alcune
considerazioni circa il luogo segnalato. Ben pochi
sanno che, sino al 1753, Forino aveva una
estensione del proprio territorio ben superiore
all’attuale. Le pertinenze ricadenti nel feudo
forinese, oltre a quelle territorio comunale
attuale e a quelle del comune di Contrada, si
estendevano fino a confinare con le pertinenze di
Avellino, avendo come delimitazione il torrente
Fenestrelle fino al ponticello dei Pellegrini.
Questo è testimoniato anche da una mappa del 1718
conservata presso l’Archivio Diocesano di Salerno,
città alla quale, sino al 2000, Forino è stata
legata sotto il profilo religioso. In quei tempi
il nucleo abitativo principale del nostro
capoluogo era spostato nel perimetro che va da
Piazza Libertà a Piazza Castello, inglobando la
zona del Duomo conosciuta col toponimo Terra.
Quella di Forino era quindi un estensione
territoriale quindi ragguardevole, niente a che
vedere con l’attuale, e che spiega anche il fatto
che nel XVI secolo era, per numero di abitanti, il
quarto centro abitato della provincia. Lo
smembramento del territorio iniziò quindi nel
1753, quando l’Università di Avellino rivendicò,
ottenendolo, il diritto di possesso del monte
Faliesi sul lato settentrionale, fin quasi sulla
cresta del monte stesso. Poi, successivamente,
quando nel 1848 vi fu la separazione dei comuni di
Forino e Contrada, quest’ultimo ebbe compresa nel
suo territorio comunale tutta la cresta del Monte
Faliesi, lungo il confine con il comune di
Avellino, arrivando a confinare anche con
Monteforte, nei pressi di località Breccelle, alle
spalle del luogo conosciuto come i due castagni.
Dopo aver focalizzato i luoghi oggetto
dell’indagine, ritornando al fabbricato, se ne
poteva intuire l’esatta posizione grazie alle
carte topografiche della zona. Infatti è riportata
la presenza di un fabbricato proprio sulla Sella
di Faliesi, praticamente dove si congiungono il
Faliesi appunto e il monte Esca, in località,
guarda caso, Casone. Andare a verificare di
persona quanto appurato, allora, rimase nel campo
dei buoni propositi, in quanto avventurarsi nella
zona non è proprio salutare, sia per la vastità
che per il fatto che essa è stata per lungo tempo
una sorta di discarica a cielo aperto, dove si
poteva trovare di tutto. Raccapriccianti, qualche
anno fa, i ritrovamenti di resti umani non
identificati. Ma alla fine, nonostante queste
remore, nella primavera del 1996, facendomi anima
e coraggio, mi inoltrai per la stradina che si
trova a fianco dei “due castagni”, fino a
raggiungere una torretta (che qualche studioso
suppone sia addirittura di origini romane)
dominante il lato delle Breccelle di Forino. Tale
torretta si pone in collegamento visivo con il
Santuario di San Nicola, e quindi con l’antico
fortilizio longobardo-bizantino forinese. Tutti
gli studiosi irpini, a partire dallo Scandone,
concordano sul fatto che intorno all’anno Mille
esisteva una sorta di rete di protezione del
territorio, contesa tra i principati di Salerno e
Benevento. Questa rete era formata dai castelli di
Monteforte, Forino, Montoro, Rota (Mercato San
Severino) ed altri. Focalizziamo la nostra
attenzione solo su questi, perché oltre ad essere
i più vicini al nostro territorio, sono anche
quelli che sono in comunicazione visiva con il
mastio del “nostro” castello. Ora, mentre i
castelli di Montoro e di Rota si trovano in una
posizione “perfetta” per comunicare visivamente
(ciò avveniva mediante segnalazioni luminose),
quello di Monteforte è “coperto” completamente dal
monte Esca. Come avveniva, allora, questa
comunicazione con il castello di Forino,
inattuabile dal punto di vista pratico? Mistero.
Assume in questo caso una certa importanza quella
torretta, ma anche da qui è impossibile vedere il
castello di Monteforte. Fu così che questa
curiosità sembrava dovesse rimanere tale. Fino a
quando, nel marzo del 2005, furono effettuati dei
tagli nei boschi cedui del comune di Monteforte,
alle spalle della discarica comunale.
All’improvviso, su quel pendio del monte Faliesi,
ecco comparire un fabbricato, visibile dalla
vicina strada provinciale. Sembrava di rivivere
una di quelle storie fantastiche che narrano di
isole che riemergono per un giorno, tanta è stata
la sorpresa di vedere così all’improvviso
l’oggetto di una curiosità sopita. Da lontano,
scattando qualche fotografia, si notò che tale
fabbricato, chiaramente diruto, conservasse delle
caratteristiche di fortificazione, data l’evidente
presenza di contrafforti agli angoli della
struttura. Un’immediata ispezione della zona era
impedita dalla presenza della discarica con i suoi
miasmi e di un branco di cani randagi non si sa
quanto socievoli; il tutto consigliava una certa
prudenza. Passato solo qualche mese, complici lo
svuotamento della discarica, una bellissima
giornata di sole e un sabato mattina libero, mi
trovai pronto per questa breve scarpinata
tra i boschi. Quello che si notava lungo
l’avvicinarsi all’obiettivo era la posizione
particolare del fabbricato.
Nelle montagne
forinesi sono molti i fabbricati posti in località
fuori mano; questi sono serviti in tempi meno lontani
come ricovero per i boscaioli e per i carbonai, i
quali rimanevano lontani dal paese a volte per giorni,
a guardia del prodotto del loro lavoro. In genere essi
si trovano in posizione leggermente rialzata, per
combattere principalmente il materiale alluvionale
trascinato a valle dalle piogge. Invece questo è
posizionato su uno scosceso costone, una particolarità
importante, e che giustifica in parte i poderosi
contrafforti sulla facciata . Finalmente, dopo una
breve ascesa, eccomi di fronte al Casone. Il
fabbricato presenta dimensioni importanti, con una
facciata larga 8-10 metri e una profondità verso
il bosco stimabile in 5-6 metri.
L’altezza doveva
essere sui 4-5 metri quando c’era ancora il tetto.
Probabilmente, vista la quantità di materiale di
fabbricazione “collassato” all’interno e qualche
foro sui muri, segno di trabeazione per il
sostegno dei solai. Al centro della facciata un
unico portone con pietre vive poste ad arco, a
doppio battente.
Non vi è evidenza di
finestre, se non per una sola, molto piccola,
posta sulla sinistra guardando la costruzione. |
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