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Quando la storia mette in guardia
 

E' questione solo dei nostri giorni il dissesto idrogeologico del territorio comunale forinese? Di certo la risposta è no. No perchè sono decenni che ci si trova, periodicamente, a dover affrontare tali emergenze. Di contro si può invece evidenziare un costante peggioramento dell'attenzione da parte della popolazione di fronte a piccoli, efficaci e antichi rimedi che hanno limitato, da sempre, il rendere disastrosi tali eventi. Non stiamo qui ad elencare quali siano questi rimedi, ma a leggere cosa scrivevano i tecnici del passato. Circa otto generazioni ci separano da quando, coll'eversione dei diritti feudali nelle province napoletane (1808), i Decurioni del Comune di Forino incaricarono i regi notari e tavolari, Aniello Toscigno di Siano e Giacomo Medicinali di Cesinali, di controllare e redigere una platea dei demani comunali forinesi. Per darvi un'idea della calma e tranquillità con le quali si procedeva nelle indagini, i due tecnici incaricati impiegarono più di due anni per completare il loro lavoro.

Tralasciamo i risultati finali di codesta ispezione, i quali evidenziano la furbizia dei possidenti terrieri del tempo, ma quello che ci ha colpito è il documento redatto in data 15 aprile 1809, e di cui vi proponiamo un estratto.

 
"Sicc
hè collazionato il sopra descritto moggiatico, forma il pieno di tomoli millenovecentocinquantasette, e misure sette, cio è tomoli cinquantadue, ed una misura di terra piana, sita in più spezzoni di terra fra le montagne suddette, tomoli quattrocentoventisei di pietre scoverte, e tomoli millequattrocentonove e misure sei di terra montagnosa inclinata assai; come rilevasi dallo statino di detto moggiatico e sua distinzione; che in fine di questa nostra relazione sarà descritto, e disegnato. Ciò posto siam in parere, che la Comune di Forino, allenta la posizione delle sopradescritte montagne demaniali, non riceverà verun vantaggio, ma gran danno, dividendoseli; per più motivi.
Essendo il territorio di Forino una pianura, di figura quasi rotonda, circondata da alte, e disastrose montagne, le falde delle quali unitamente colla pianura, son tutte proprietà particolari; le sole cime delle montagne, ed il più disastroso delle alti pendici sono demani, con boschi di annosi cerri, e castagni selvaggi; ed in parte pietre scoverte, come sopra che dividendosi, e riducendosi a coltura, non possono reggere per proprietà particolari, perché essendo inclinate assai, le acque piovane porterebbero via quella superficia di terra di pochi palmi; che fra pochi anni diverrebbero pietre scoverte di niun valore.
Le acque piovane per li terreni coltivati pendiosi scorrono sempre con più velocità, ed in abbondanza tale, che oltre de' valloni inaccessibili, che vi sono, ne formerebbero un'altra infinità; rovinando non solo lo proprietà particolari limitrofe, site alla parte di sotto, ossia alle falde delle montagne, che attualmente trovansi nella buona coltura; ma benanche devasterebbero colle alluvioni quella pianura, recandoci arene e pietre.
Le acque piovane, che dalle montagne scorrono in quella pianura, non hanno esito per nessun luogo, esse si uniscono tutte in una buca sotterranea, denominato Piscara, dalla quale vengono ingoiate e non si sa dove avessero il loro esito. Sboscandosi poi, e coltivandosi i demani suddetti, crescerebbero le acque oltre il solito, coll'arene, e pietre che porterebbero, si potrebbe otturar la buca; ed ecco, che il territorio, e la Comune di Forino si ridurrebbe un gran lago di acque stagnanti pestifere.
Vi sono le balze, e scoscese di dette montagne demaniali, alcuni pezzi di terra piana, siti in diversi punto delle medesime; non già in un luogo; ed anche sono boschi di folti, e grossi cerri, e castagni selvaggi; neppure sono atti a ridursi a coltura, perchè son boscosi come sopra e ancorchè si vorrebbero sboscare, e coltivare pure niun frutto se ne ricaverebbe si perchè la terra è arenosa, ed argillosa ed anche perchè verrebbero adombrate dai boschi delle alte colline, che le circondano, donde ne calano spessissime alluvioni di acque piovane arrecandoci le suddette arene in gran copia.
E per tali motivi i naturali, e l'Università di Forino sono vigilantissimi a mantenersi sotto la natura di boschi di detti demani, e proibire le confinazioni e le incisioni di alberi di sorte alcuna."

 

Certo che constatare che gia quasi duecento anni fa si era ben consci della pericolosità dei nostri monti non è un fatto sorprendente. E siccome si dice che la storia è maestra di vita, invitiamo tutti a prendere atto di queste sagge considerazioni che ci vengono riportate da un passato lontano.