Nel 2006, dopo
46 anni dall'ultima volta, la Fiamma Olimpica ha
riattraversato le strade italiane
per raggiungere Torino, sede dei Giochi Olimpici Invernali. La
tradizione, oggi
stravolta da strategie
consumistiche
commerciali, vuole che
essa percorra tutto il
territorio che ospita
i giochi,
attraversando località
di una certa valenza
storica e turistica. E il 2 di gennaio
di quell'anno, ha rifatto
capolino anche nella nostra provincia, dopo il precedente passaggio
in occasione del suo viaggio verso Roma per la XVII Olimpiade.
Ma perché la Fiamma è
stata presa a simbolo
dei giochi moderni?
Essa è l’immagine
stessa delle Olimpiadi
fin dai tempi dei
Giochi dell’antichità
quando gli atleti
gareggiavano in una
staffetta passandosi
tra di loro una
torcia. Secondo la
mitologia Greca la
sacra scintilla del
Fuoco fu rubata agli
Dei e portata sulla
terra da Prometeo per
divenire rapidamente
il simbolo della
ragione, della libertà
e della creatività
umana. Nell’era
moderna la Fiamma
torna ufficialmente ad
ardere in uno stadio
olimpico nel 1928,
quando un dipendente
della compagnia
elettrica di Amsterdam
accende il primo fuoco
olimpico nella
cosiddetta Torre di
Maratona. Nel 1936,
per l’edizione dei
Giochi di Berlino,
rinasce l’idea di una
grande staffetta, che
per l’occasione si
corse da Olimpia alla
città tedesca
attraverso 7 paesi per
un totale di 3050
chilometri.Per
12 giorni e 13 notti
furono coinvolti ben
3331 tedofori. Da
allora il Percorso
della Torcia Olimpica
è diventato una
tradizione
fondamentale di tutte
le edizioni dei
Giochi. Dicevamo di un
attraversamento della
nostra provincia 46
anni fa. Infatti due
volte la Fiamma
Olimpica ha
attraversato l’Italia
con il suo carico di
storia e suggestioni:
nel 1956 per le
Olimpiadi Invernali di
Cortina d’Ampezzo e
nel 1960 per le
Olimpiadi di Roma.
Colui che trasporta il
sacro fuoco di Olimpia
verso la sua meta è il
tedoforo.
E se stiamo
qui a descrivere
questo evento è solo
perché anche un Forinese è
stato tedoforo, in occasione dei Giochi di Roma del 1960.
L’onore di portare la fiaccola toccò all’allora giovanissimo
Domenico Liguori, conosciuto in paese come "Mimì ‘e
Campione". |
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Il perché di questo soprannome è presto detto:
suo padre Carmine fu campione italiano di mezzofondo (2000
metri) a Milano nel 1934, quindi per tutti divenne,
giustamente "Campione". Peccato però che questo
soprannome non tenga conto di una carriera sportiva
altrettanto straordinaria come quella del figlio. Tanto per
citare alcuni risultati, ricorderemo che "il
professore" (per via dei lunghi anni di insegnamento
dell’Educazione Fisica presso la scuola media forinese) è
stato primatista regionale degli 80 metri piani a livello
juniores, campione juniores CSI sui 100, 200 e 400 piani,
nonché "inquadrato", dal 1961, nella squadra di atletica
leggera dell’Esercito sulle distanze a lui congeniali dei 400,
800 e staffetta 4x400. Ebbe quindi la possibilità di competere
all’inizio degli anni ’60 con campioni nazionali affermati
quali Frinolli (che poi è stato primatista mondiale dei 400
ostacoli) e Berruti (vincitore dei 200 piani alle Olimpiadi
del 1960), senza mai sfigurare e arrivando anche, in qualche
occasione, addirittura a batterli. Ma il professor Liguori è
persona di una modestia unica a dispetto dei risultati
sportivi conseguiti, quindi fatta eccezione di pochi intimi e
di alcuni "contemporanei", non molti sono a conoscenza
delle sue gesta sportive. Ed è per questi meriti che in una
mattina di agosto del 1960 ricevette la comunicazione, da
parte del Comitato Organizzatore dei Giochi della XVII
Olimpiade, della sua inclusione nell’Albo Olimpico dei
Tedofori. E così avvenne che, il 22 agosto del 1960 a Sella di
Conza, il giovane Mimì ebbe modo di provare le emozioni di
questa esperienza unica che per qualche minuto lo proiettò
all’attenzione del mondo olimpico, e non solo.
Concludiamo il racconto di questa esperienza riproponendo da
un articolo dell’epoca l’enfasi del cronista che racconta
questi momenti: "Dagli spalti di quell’incantevole valico
dei nostri monti irpini investiti da una lieve tramontana,
ieri lo sguardo di oltre tremila convenuti, quasi avidi del
molteplici scorci che il magnifico panorama, errava lungo le
valli inondate di sole, in fondo alle quali serpeggiava
l’Ofanto ed il Sele; a breve distanza, la sagoma solenne dei
monti Appennini, di selve verdeggianti e carezzate di puro
azzurro. In tanta cornice di limpidissimo cielo, di monti, di
orizzonti, aitante, felice nello incedere da trionfo di mitico
eroe dell’Ellade, appariva alle ore 15,06, l’atleta Domenico
Liguori e levava in alto, in un gesto che davvero invitava
alla commozione la fumigante Fiaccola, visione di eroiche età
immortali per alcuni, incentivo di incomprensibili sensi per
altri, motivo di intima emozione per tutti." E’ sempre
un’emozione raccontare e leggere di quante belle e
indimenticabili storie sono nascoste nelle memorie dei
forinesi! |