Quella di
scrivere sui
muri, come opera
di
vandalizzazione,
oggigiorno è
giustamente
vista come
un'azione
deprecabile. In
passato, invece,
quando le
tipografie non
erano presenti
capillarmente
sul territorio,
era abbastanza
frequente
ricorrere
all'uso di
maschere per
lettere (tipo
stencil) per
scrivere
determinati
messaggi diretti
all'opinione
pubblica. Anche
per salutare e
lodare la visita
di personaggi
più o meno
importanti. E,
in questi
giorni, complici
i lavori alla
casa
parrocchiale
sita in Piazza
Tigli/angolo Via
Murato, proprio
di fronte alla
Congrega del SS
Rosario, ecco
riemergere, da
sotto l'intonaco
e dal passato,
la scritta nella
foto, "W S. E.
Branca".
Partendo da
quello che
sembra un
cognome, vista
la posizione
frontale
rispetto al
luogo sacro, e
facendo qualche
ricerca, si può
affermare che è
stato ospite
della
congregazione il
padre
benedettino
Ambrogio Branca.
Ecco qualche
notizia,
reperita presso
la Biblioteca
statale di
Montevergine:
<Ambrogio
Branca, nome
secolare
Salvatore,
nacque a
Montella il 7
maggio 1903.
Ancora
giovanetto entrò
nel seminario di
Nusco ma,
durante la Prima
guerra mondiale,
fu ospitato
assieme agli
alunni del
Seminario di
Salerno nel
Palazzo
abbaziale di
Loreto. Il 1
settembre del
1919 cominciò il
periodo di prova
per la nuova
vita monastica e
il 13 novembre
successivo
cominciò il
noviziato
canonico. Il 14
novembre 1920
prese i voti
religiosi
(professione
triennale). Nel
1923 interruppe
gli studi a S.
Scolastica di
Subiaco per
compiere il
servizio
militare
nell’89o
Fanteria di
Genova. Nel 1924
fece ritorno a
Montevergine per
le agevolazioni
concesse da
Mussolini. Nel
1925 emise la
professione
solenne. Si recò
poi al collegio
internazionale
di S. Anselmo a
Roma, per
seguire il corso
di Teologia. Il
15 luglio 1928
fu ordinato
sacerdote da
Mons. Gregorio
Grasso
arcivescovo di
Salerno (già
Abate di
Montevergine),
ma non potè
completare gli
studi a S.
Anselmo per una
grave affezione
polmonare che ne
fece temere una
prematura morte.
Ristabilitosi,
cominciò ad
occuparsi della
comunità come
responsabile
economo e
foresterario, ma
la sua passione
rimasero gli
studi
umanistici, e
per questo i
confratelli lo
apostrofavano
benevolmente
come
“l’umanista”.
Divenne pertanto
insegnante di
discipline
letterarie e
teologiche, nel
ginnasio-liceo
del monastero e
poco dopo
Prefetto degli
Studi. Fu
collaboratore
del Bollettino
di Montevergine
e dal 1940 al
1965 direttore.
All’interno del
Bollettino, è
rimasta famosa
la rubrica da
lui creata, “La
voce di Fra’
Galdino”, in
sostegno delle
orfanelle
dell’Istituto
Maria Santissima
di Montevergine,
come famosa è
rimasta la frase
“le orfanelle
sono gli occhi
della Madonna”,
a testimonianza
del suo impegno
nel perseguire
gli ideali di
carità
cristiana.
Grazie a questa
“voce” le
iniziative a
sostegno dei
poveri si
moltiplicavano,
come la Befana
delle orfanelle,
tanto che molti
ormai
identificavano
d. Ambrogio con
Fra’ Galdino ed
egli ne era
felicissimo. Non
firmava i suoi
articoli; solo
qualcuno
presenta la
sigla A.B. Oltre
a scrivere e
dirigere il
Bollettino, si è
dedicato anche
alla stesura di
una Piccola
guida illustrata
del Santuario di
Montevergine e
in occasione del
XV centenario
della nascita di
s. Benedetto
scrisse
l’opuscoletto
divulgativo, S.
Benedetto e la
vita monastica
benedettina,
pubblicato nel
1980. Si
circondò, con i
suoi modi
gentili e le sue
capacità
intellettuali e
spirituali, di
amici e
collaboratori
validissimi, in
grado di creare
intorno al
Santuario una
straordinaria
macchina
assistenziale e
caritatevole.
Dopo un
pellegrinaggio
nel 1941 a
Vercelli, dove
constatò la poca
devozione dei
concittadini di
s. Guglielmo,
divenne
l’instancabile
promotore
dell’elevazione
di s. Guglielmo
a patrono
primario
dell’Irpinia,
cosa che avvenne
col decreto di
Pio XII, del 7
giugno 1942 in
occasione dell’
8° centenario
della morte del
Santo. A lui si
deve anche la
raccolta fondi
per la
realizzazione
del monumentale
Trono marmoreo
della Madonna e
la porticina del
Tabernacolo. Ben
Presto l’operato
di d. Ambrogio
Branca si estese
anche al di
fuori del
monastero; dal
1930 al 1936
divenne
assistente
ecclesiastico
diocesano nella
Gioventù di
Azione
Cattolica. Fu
poi nominato
direttore e
padre spirituale
del seminario di
Fiume, dove
rimase dal 1936
al 1939, dal
1939 al 1956
diresse quello
di Avellino. Nel
1944 al 1946
divenne padre
spirituale anche
del Seminario
Regionale di
Benevento. La
direzione
spirituale si
estese poi anche
alle suore di
tutti gli
istituti
religiosi
appartenenti
alle diocesi di
Montevergine e
Avellino.
Contemporaneamente
continuava la
sua opera di
evangelizzazione
del popolo di
Dio, svolta con
chiarezza e
ardore tanto che
nella Cronaca
del Monastero si
parla di lui
come “oratore”.
Fu Maestro dei
Novizi dal 1951
al 1953 e di
nuovo dal 1957
al 1961; dal
1968 al 1976
divenne priore
del monastero.
Si spense,
stroncato da
infarto a 82
anni, il 1
agosto del 1985,
mentre recitava
il santo Rosario
con i
confratelli
durante l’ora
dei vespri.>
Quindi, leggendo
la sua
biografia, si
può ipotizzare
la sua presenza
a Forino tra il
1930 e il 1946,
visto che
"Contemporaneamente
continuava la
sua opera di
evangelizzazione
del popolo di
Dio, svolta con
chiarezza e
ardore tanto che
nella Cronaca
del Monastero si
parla di lui
come “oratore”".
C'è anche un
curioso
intreccio tra P.
Ambrogio Branca
e il forinese P.
Emilio Maria
Colombo, per il
quale
recentemente è
stato avviato il
processo di
canonizzazione e
beatificazione.
Quest'ultimo,
l'11 giugno
1976, venne
nominato Priore
di Montevergine
proprio al posto
del
dimissionario P.
Ambrogio.
Sto cercando
notizie nel
merito tra le
pagine del
bollettino "La
Campana" di cui
sono in
possesso, se
emerge qualcosa
vi riferirò.