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Varianti del paesaggio
 

Il panorama urbano forinese deve molto all'opera progettuale di Girolamo Iacuzio, che a cavallo tra il XIX e il XX secolo elaborò una serie di progetti che hanno conferito al nostro paese l'aspetto attuale. Questo personaggio, è stato parzialmente "ignorato" dalla storiografia locale forse, anzi, sicuramente, per motivazioni "politiche". Oltre che un valente tecnico, infatti, egli nel primo dopoguerra e durante l'era fascista si contrappose ad una certa area sociale locale, ricoprendo in ordine cronologico compiti di consulenza per il commissario Prefettizio Aurelio Morelli, chiamato a dirigere il nostro Comune dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale per affari poco chiari legati alla gestione dei boschi demaniali, poi come Vice-Pretore comunale ed infine come Podestà, prima di essere allontanato da questa carica per motivi che non ci è dato di conoscere. Così come i suoi fratelli, Paolo e Raffaele, il primo Vescovo di Capaccio e Vallo prima e di Sorrento in seguito, il secondo giurista, nominato Direttore Generale del Fondo per il Culto in occasione dei Patti Lateranensi. Dopo questa divagazione, con questo scritto si intende condividere con il lettore alcuni aspetti urbani che oggi potevano essere differenti, ma che per svariati motivi (di costo, di urbanizzazione, di estetica, ect ect) non sono stati portati a termine; questo grazie ai documenti conservati in quella grande miniera che è l'Archivio Storico Comunale. Ad esempio, la collocazione del Comune. Quasi nessuno è a conoscenza che nelle intenzioni iniziali degli amministratori dell'epoca (anni '70-'80 dell'Ottocento) l'edificio comunale avrebbe dovuto trovare collocazione nella parte alta di Forino, precisamente nell'attuale Via Verdi, poco dopo l'incrocio delle vie Gelso e Fossi con la Statale che collega al Vallo di Lauro. Anche perchè, inizialmente, come potete leggere nella pagina dedicata , quella che poi sarebbe diventata la casa comunale era stata progettata come edificio scolastico. I progetti che vi mostriamo ci indicano che all'epoca l'area era sgombra da fabbricati, fatta eccezione per l'area di proprietà dei Caracciolo. L'edificio sarebbe stato quindi costruito alla cima della breve salita che lì proviene da Piazza Tigli, in posizione dominante per chi doveva recarvisi. La strada avrebbe dovuto aggirare il fabbricato divisa in due corsie. Non se ne fece niente, ma chissà quale sarebbe stata la reazione dei manovali dell'epoca al ritrovamento del dolium , rimasto invece sepolto ancora per oltre cento anni, che in quell'area aspettava di essere ritrovato. Probabilmente non ne avremo saputo mai niente, ne è testimonianza la scarsità di reperti che sono giunti ai nostri giorni, nonostante i tanti ritrovamenti mai ufficializzati di cui tutti sanno ma nessuno sa niente...
Oppure, l'aspetto della Torre Civica , inizialmente con una guglia alla sommità, e con un solo quadrante affacciato su Piazza Tigli.
O ancora, la fontana di fronte la Chiesa di Santo Stefano nel Casale Palazza. L'idea iniziale è del 1877, data del primo bozzetto. Doveva essere realizzata nei pressi di un antica fonte dove gli abitanti del borgo si rifornivano d'acqua. Poi si pensò di unificare l'aspetto di tutte le fonti e i lavatoi presenti nel territorio di Forino come nel secondo disegno. La realizzazione della fontana zampillante si concretizzò nel 1908, come mostrano il progetto finale di due anni prima e la fotografia.
Panorami urbani differenti, che se realizzati o conservati forse oggi ci sarebbero indifferenti. Riscoprire invece come avrebbero voluto Forino i nostri avi, dovrebbe essere di stimolo per tutti noi al rispetto del bene pubblico e al miglioramento del decoro paesaggistico. Ma, ahimè...